
V Domenica di Pasqua C
La Parola: At 14,21-27 Sal 144 Ap 21,1-5 Gv 13,31-35
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 13,31-35
Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Parola del Signore
(Don Natale Grassi Scalvini) Questa settimana con alcuni parrocchiani abbiamo fatto una visita al monastero benedettino di Viboldone avendo anche la possibilità di ascoltare una meditazione della madre badessa, suor Ignazia Angelini. Anche lei, meditando il vangelo della liturgia del giorno, ci ha ricordato che spesso i nostri liturgisti, quelli che scelgono i brani della Sacra Scrittura da leggere a messa, non sono degli attenti biblisti. Il brano evangelico di oggi ne è un chiaro esempio, visto che si accontenta di proporci solo un assaggio dello stupendo e drammatico racconto dell’ultima cena di Gesù, accennando solo di sfuggita alla figura di Giuda che esce dal cenacolo, per poi concentrarsi sul nuovo e più grande comandamento dell’amore vicendevole, secondo la misura dell’amore che Gesù per primo ha avuto verso di noi. Nessun dubbio che sia più importante il comandamento dell’amore che la figura di Giuda il traditore. Ma credo che non siano pienamente comprensibili le parole di Gesù se non teniamo presente almeno i due fatti antecedenti l’uscita del traditore dalla scena dell’ultima cena. Credo che per comprendere in pienezza il valore del comandamento dell’amore, non certo nuovo per le pagine della Bibbia fin dai libri più antichi, ma reso veramente nuovo dal fatto che adesso la misura dell’amore è quella presentata da Gesù con il suo esempio concreto.
Ma non dobbiamo subito pensare alla conclusione degli avvenimenti pasquali e quindi alla offerta totale di Cristo in croce, dove ha dato la vita per tutti gli uomini, bensì pensare proprio a quello che avviene nel cenacolo appena prima della uscita di Giuda. Infatti non solo Gesù ha offerto la comunione al suo corpo nel segno dell’eucarestia anche a Giuda, ma anche il gesto così simbolico della lavanda dei piedi è stato fatto anche a Giuda, come a Pietro e a tutti gli apostoli.
Davvero Gesù non ha amato solo gli amici, ma anche i nemici e addirittura chi lo ha consegnato per essere ucciso. Ancora una volta dobbiamo arrenderci di fronte alle parole e soprattutto agli esempi che il figlio di Dio ci dà concretamente anche nei momenti decisivi della sua esperienza umana. Se vogliamo davvero amarci come lui ci ha insegnato e comandato non ci resta che renderci concretamente disponibili a offrire tutto quello che possiamo per aiutare i nostri fratelli a riconoscere in noi almeno un poco dell’amore di Dio. Purtroppo vediamo come il mondo, per un motivo o per l’altro, abbia scambiato perfino il senso dell’amore, riducendolo al solo sentimento e quindi spalancando la porta a tutte le divisioni e gli odii che sfociano nelle cattiverie quotidiane di casa nostra e alla fine anche nei confronti armati e nelle guerre diffuse nel mondo. Se è vero che nonostante le nostre belle parole e la nostra aperta disapprovazione non riusciremo concretamente a convincere i grandi della terra a cercare davvero la pace, vediamo almeno di non assuefarci allo stile diffuso di egoismo di gruppo per cui ci accontentiamo che almeno qui da noi, nei nostri paraggi, non ci sia la guerra, dimenticando che anche nei nostri ambienti si può vivere quotidianamente la divisione e la cattiveria stupida e banale.
Noi non possiamo vivere ogni giorno con lo stile delle monache benedettine di Viboldone, staccandoci cioè dai movimenti convulsi del nostro mondo e dei nostri impegni di famiglia o di lavoro. Ma possiamo certo lasciarci almeno suggerire dal loro esempio e dalla loro vita di contemplazione e preghiera uno stile cristiano che ci aiuti a trovare un segno di speranza per il nostro futuro e il coraggio necessario per vivere concretamente anche nelle nostre famiglie il primato dell’amore. Non accontentiamoci del minimo e se proprio non riusciamo a dare tutto quello che il Signore si aspetta da noi facciamo in modo che la misura del nostro amore si allarghi e si avvicini sempre di più a quella del nostro Signore e maestro, per essere un giorno accolti da lui insieme alla vergine Maria e a tutti i santi nel suo regno.