Dal territorio, 26 luglio 2024

(Andreini Annalisa) Chi si ricorda i “bos”?

Qualcuno li chiamava anche “bose” o “scazzoni” (Cottus gobio Linnaeus, ghiozzo): un vero tesoro della nostra acqua. 

In dialetto indicano i pesciolini lunghi da cinque a dieci centimetri circa, con la testa grossa e il corpo affusolato, che si potevano trovare nelle acque pulitissime delle risorgive nel nostro territorio. Tradurre il termine in italiano non è semplice, perché chiamarli pesciolini sembra riduttivo.

“ Questo tipo di pesci di acqua dolce - ha dichiarato un volontario del verde di Capralba - era diffusissimo nel nostro territorio, adesso invece è molto raro trovarli, anche a causa dell’inquinamento delle colture intensive. Da qualche anno è una specie protetta per la quale vige il divieto assoluto di pesca. Nel passato si soleva degustarli fritti. Venivano mangiati per intero, coda e lisca comprese. 

Adesso ci sono anche delle alternative alla frittura classica. 

“Quando eravamo piccoli - ha raccontato un capralbese - andavamo a pescare i bose nelle risorgive. La scena più o meno era questa: i pesciolini, che si trovavano sul fondo, si nascondevano solitamente sotto i sassi. Noi ragazzi entrevamo nella Cremasca a piedi nudi per catturarli, solo pochi minuti, perché l’acqua era gelata. Il bello è che li prendevamo con una forchetta. Sì, con una forchetta, ma “artigianale” diciamo. Rubavamo un manico di scopa della mamma, lo tagliavamo, inserivamo una forchetta un po’ spiaccicata( sempre rubata dalla credenza) e la legavamo con un fil di ferro. E poi iniziava la pesca! Terminato il nostro compito la palla passava alle mamme, ma più spesso alle nonne, che li lavavano, li infarinavano e li friggevano in padella, nell’olio bollente. Una vera delizia! Altra cosa invece erano i cosiddetti vaironi o alborelle che pescavamo con il retino”. 

E così, un piatto tipico della cucina povera e contadina, diventava anche un momento per stare insieme, per vivere nella natura e per dividere ottimo cibo in compagnia. 

Solitamente venivano serviti in accompagnamento alla polenta e questa tradizione perdura ancora nella Festa della Madonna dei Prati di Moscazzano. 

Altre volte venivano serviti accanto ai risotti mantecati, in aggiunta alle rane. 

Nel nostro territorio si servivano in alcune osterie, soprattutto quelle vicino ai fontanili e ai fossi.

Un piatto rustico, che consentiva di introdurre anche un po’ di pesce nella cucina contadina delle campagne.