Messa in montagna per don Natale Grassi Scalvini
Cremasco, 23 novembre 2025
XXXIV Domenica ord. CRISTO RE
La Parola: 2Sam 5,1-3 Sal 121 Col 1,12-20 Lc 23,35-43
Dal Vangelo secondo LucaLc 23,35-43
In quel tempo, dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Parola del Signore.
(Don Natale Grassi Scalvini) Tutti noi abbiamo qualche amico e io ne ho avuto conferma proprio recentemente, che, per quanto tu possa spiegargli bene ciò che sarebbe meglio fare e anche il perché, continua diritto per la sua strada incurante dei consigli o delle richieste che gli facciamo. Anche Gesù a quanto sembra, proprio nel momento cruciale della sua opera di salvezza compiuta in obbedienza al Padre, sembra non ascoltare nessuno di quanti si preoccupano della sua salute e della sua salvezza. Ma tutti comprendiamo il perché di questo comportamento, abbastanza strano dal punto di vista umano, poiché sappiamo bene che se lui avesse voluto, avrebbe potuto davvero interrompere in qualsiasi momento la conclusione cruenta dell’evento della sua morte in croce. Ma tutto diventa chiaro se pensiamo al significato molto più ampio che Gesù dà al concetto di salvezza. Mentre tutti pensano alla salvezza fisica e molto concreta che potrebbe liberare lui e gli altri condannati da una fine tremenda e disumana, in realtà il Signore Gesù pensa a una salvezza incredibilmente più grande e definitiva. Egli infatti sa bene che il suo gesto sacrificale porterà un guadagno eterno: la salvezza completa, integrale, del corpo e dell’anima, per tutti gli uomini e di tutti i tempi, ben oltre qualsiasi misura pensata o immaginata dall’uomo. I miracoli compiuti da Gesù durante i tempi dell’annuncio del regno per le strade della Palestina in realtà, come ha ben compreso l’evangelista Giovanni, sono solo segni della sua potenza e del suo amore.
Tutte le sue opere dovevano aiutare gli uomini, a partire dai suoi discepoli e poi via via nei secoli tutti i suoi seguaci, a capire che il Figlio di Dio si è incarnato per realizzare un cambio radicale nella vita dell’uomo, chiamato a riprendere un rapporto di amicizia profondo e sicuro con Dio, riconoscendo il suo amore e la sua paternità infinita. Certo vedendolo morire in croce in quel modo difficilmente i contemporanei di Gesù potevano comprendere la grandezza del suo gesto di amore, ben diverso da quella che appariva la definitiva sconfitta dal punto di vista umano che si concretizzava proprio nella fine ingloriosa dei suoi giorni terreni appeso al patibolo degli infami. Ma noi ora, illuminati dalla realtà della sua risurrezione e quindi dalla vittoria definitiva sul male e sulla morte possiamo invece guardare con riconoscenza a lui e accoglierlo come il nostro vero e incomparabile Re, colui che per sempre sarà nostra guida e strada sicura per poter un giorno partecipare in pienezza al suo stesso destino di gloria eterna nel regno celeste del Padre suo e nostro.
Il nostro Re ha voluto provare tutta la nostra sofferenza umana, anche il terribile momento della morte per indicarci che nulla di quanto è umano gli è estraneo e che proprio nell’impegno quotidiano di seguire il suo esempio e di mettere in pratica i suoi insegnamenti, specialmente quello del precetto dell’amarci come lui ci ha amato, noi possiamo costruire già adesso un mondo nuovo e riconciliato con Dio e tra tutti gli uomini.
Ancora troppe sono le ingiustizie e le guerre che generano tanta sofferenza nel mondo per poterci accontentare di una salvezza di poco conto per noi e per i nostri cari. Davvero noi preghiamo anche oggi il vero Re, nostro e dell’universo, perché conduca tutti gli uomini alla speranza concreta di un futuro ricco di amore e di vera pace per tutti gli uomini. Quindi non vergogniamoci di avere un Re crocifisso ma piuttosto vantiamoci di avere un capo che è pronto ad amarci davvero oltre ogni misura fino a dare la sua vita per il nostro vero bene, per la nostra salvezza quotidiana e aperta all’eternità.