Don Natale Grassi Scalvini con la sua famiglia
Cremasco, 28 dicembre 2025
Prima Domenica dopo NataleSanta Famiglia
La Parola: Sir 3, 3-7.14-17 Sal 127 Col 3,12-21 Mt 2,13-15.19-23
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 2,13-15.19-23
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Parola del Signore
(Don Natale Grassi Scalvini) Quando a settembre ho cominciato a parlare con don Alessandro del nostro cambio di parrocchia mi diceva che era impegnato a preparare la festa della famiglia con la ricorrenza delle coppie che festeggiavano traguardi significativi di matrimonio. Subito ho pensato che probabilmente era un periodo più adatto della data scelta a livello diocesano, a metà maggio, quando in tutte le parrocchie ci son già molti impegni e iniziative. Per la verità una volta tanto potremmo dar ragione anche ai liturgisti che pongono la festa della Santa Famiglia e quindi di tutte le nostre famiglie proprio nella prima domenica dopo Natale. Il periodo liturgico è sicuramente il migliore ma poi dobbiamo tenere presente che in questo periodo ci son già abbastanza feste e probabilmente questa felice ricorrenza rischierebbe di essere offuscata da tante altre celebrazioni molto importanti. Il vangelo scelto per questa festa è però molto significativo e ci ricorda uno dei compiti più importanti della famiglia: quello di proteggere i suoi membri specialmente i più piccoli e fragili. Così vediamo rappresentato in Giuseppe la figura del padre premuroso e attento, pronto a ogni sacrificio e impegno, pur di salvaguardare quanti gli sono stati affidati in custodia. Anche per lui, come per Maria che, subito dopo l’annunciazione, parte verso la montagna per andare ad aiutare e servire Elisabetta, vale quindi la consapevolezza che ancor prima di aver ascoltato l’insegnamento del loro divino figlio, già han messo in pratica il suo insegnamento più grande: quello dell’amore.
Certamente ciò che san Giuseppe ha fatto, su ordine dell’angelo, non è soltanto un gesto dettato dalla paura e dal pericolo oggettivo rappresentato dai potenti del tempo, ma sopratutto un vero gesto d’amore verso Maria e il bambino perché nulla potesse far loro del male. Fosse stato per lui magari non sarebbe neanche partito e invece pur di proteggere Gesù e Maria si assume la fatica di lasciare la propria terra e andare verso un paese straniero, con tutte le difficoltà dei viaggi di quel tempo, ancora più difficile di quello già affrontato per andare a Betlemme. Di fronte a un esempio così semplice e concreto di amore vissuto e offerto per il bene degli altri, non possiamo che sentirci impegnati in prima persona a rinnovare gli stessi sentimenti e le stesse opere di amore proprio a partire da quelli di casa nostra.
Non vogliamo certo rinchiudere la nostra carità dentro le mura domestiche ma non possiamo pretendere di riuscire ad amare gli altri, specialmente i lontani da noi per distanza geografica come anche per quella culturale, di lingua o di religione, se non riusciamo innanzitutto ad amare e proteggere quelli più vicini a noi.
Non diamo troppo per scontato l’amore e l’affetto nelle nostre famiglie. Anche lì purtroppo basta poco perché il nostro egoismo ci faccia scegliere sempre il nostro comodo e quello che più piace a noi senza riconoscere subito le difficoltà o le richieste di quelli con cui viviamo ogni giorno. La serenità e le piccole gioie di casa nostra di questo periodo dovrebbero allargarsi a tutto l’anno con la volontà di rendere sempre più le nostre famiglie simili a quella di Gesù, Giuseppe e Maria, legati non tanto dalla parentela di sangue ma dal legame più forte che ci sia, anche rispetto a tutte le forze della natura, cioè da quell’amore cristiano che ci fa superare tutte le difficoltà facendoci sentire tutti uniti dalla presenza tra noi del figlio di Dio che ci ridona in pienezza la gioia di sentirci tutti fratelli, figli dell’unico Padre che è nei cieli.