Cremona, 14 novembre 2024

(Annalisa Andreini) Le vecchie pasticcerie di una volta fanno ancora parlare di sé. E tanto anche.

Quei luoghi storici, che raccontano una lunga tradizione di famiglia e che ancora affascinano per quei profumi ormai quasi introvabili.

È il dolce caso della pasticceria Baresi di Cremona, in via Stefano Bissolati a due passi dal centro, che giovedì scorso ha ottenuto il premio Massimo Albertini 2024, un’onorificenza italiana, da parte dell’Accademia Italiana della Cucina per l’eccellente produzione di pasticceria dal 1854. 

Una tradizione lunga 170 anni tra racconti, grande qualità, ricette e una grande passione. 

L’attività artigianale era iniziata nel 1820, in un piccolo biscottificio a Casalbuttano, per poi svilupparsi in una parabola di dolcezza infinita.

Attualmente è gestita da Matteo Alquati, che la porta avanti con dedizione da una ventina d’anni insieme alla sorella Rita. Tutto è partito dalle mani creative del bisnonno nel 1945, seguito dal nonno Dino e negli ultimi anni dallo zio Giuliano, scomparso nel 2023 alla veneranda età di 94 anni e attivo fino a poco prima.

Le carti vincenti della pasticceria? 

Quell’incontro sinuoso tra tradizione (rappresentata, per esempio, nella torta Paradiso e nella nota torta Cremona) e novità e la scelta costante delle materie prime di qualità. E poi un elemento fondamentale: la consapevolezza che il percorso futuro delle ricette, pur preservandosi, deve poi fare i conti con i cambiamenti sociali e ambientali.

Dallo zio Giuliano (fratello del papà Matteo) il pasticciere Matteo ha appreso tutti i segreti dell’arte pasticciera, conservati ancora nei ricettari tramandati, tra cui la pasta frolla, la sfoglia utilizzata ancora per preparare i cannoncini (ancora a mano su un bastoncino di legno) e le galle fini (i famosi biscotti apprezzati anche da Giuseppe Verdi).