Crema,09 ottobre 2022

(Luigi Dossena) Due terremoti e la peste riducono la popolazione di Crema a 6000 abitanti. La città però prima di questi eventi è preda di saccheggiatori che nei primi anni del 1600 mettono a dura prova la sicurezza del borgo.

Il primo evento drammatico è la peste, che anche il Manzoni inserisce come parte importante nei suoi Promessi sposi. Siamo nel 1630 e arriva la peste, portata da un soldato. Alessandro, barbiere di Montodine, lo rade e si prende il terribile morbo che poi spargerà in tutto il cremasco. Lo racconta il Canobio, parroco di Montodine e storico del tempo. La peste mieterà ben 10mila vittime nel nostro territorio, uccidendo un cremasco su quattro. Le persone infette vengono portate nel lazzaretto di S. Maria, mentre i cadaveri sono seppelliti a S. Bartolomeo, che da allora assumerà la dicitura 'dei morti'

Nel 1634 il podestà Antonio Faliero fa costruire a sue spese un portale in marmo, presente ancora oggi, per l'ingresso in comune.

Arrivano i terremoti. Siamo nel 1642 quando, nella notte del 14 giugno, una scossa lesiona parecchi edifici. La chiesa di S. Bernardino in città viene danneggiata. resiste al terremoto solo perché vincolata da tre grosse catene.

Nel 1644 apre in città la prima stamperia. Il comune dà la licenza a Giovanni Mambrini Tagliacarne e gli concede un sussidio di 200 lire annuo per pagare l'affitto della bottega.

Nel 1653 nasce il Ginnasio. Per questa scuola vengono assunti due maestri che insegneranno grammatica e umanistica. L'inaugurazione è del 21 maggio 1655 e la scuola sorgeva in piazza Moro.

Nel 1636 il Barbelli, al secolo Gian Giacomo Inchiocco, nato a Offanengo nel 1604, affresca la chiesa di S. Giacomo, in via Matteotti. Morirà per causa di un colpo di archibugio nel 1656.

Nel 1660 i lupi arrivano in città, a causa della carestia e del freddo molto pungente, alla ricerca di cibo. Quell'anno nevicherà così tanto che numerosi tetti vennero sfondati dal peso della neve.

L'anno seguente, 18 gennaio alle 5 di mattina, arriva un secondo terremoto. Anche in questo caso, lesioni agli edifici, ma non si lamentano vittime. E' riferito però un fatto anomalo. Il terremoto è preannunciato da una trave di fuoco che per giorni incombe sulla città. Probabilmente si tratta di un'esalazione di gas che fuoriesce dal sottosuolo.

Due donne assumono ruoli pubblici ed è la prima volta nella storia della città. Il 18 marzo 1666 il general consiglio incarica Maria Benedetta Branconio come deputata ai conti del mercato di piazza Duomo, mentre il 23 marzo 1669 assegna il ruolo di conduttore delle poste a Claudia Setteguaiti, con uno stipendio annuo di cento lire.

Il 14 gennaio 1676 muore a Venezia il compositore Francesco Caletti Bruni, che diventerà noto come Francesco Cavalli. All'epoca era così famoso che il re di Francia per musicare le sue nozze con la figlia del re di Spagna lo invita a Parigi. Suonò a palazzo reale, al Louvre e intrattenne rapporti di amicizia con il potentissimo cardinale Mazzarino.

Brucia la fiera di S. Michele, ma questa è un'altra storia, la prossima.



La peste a Crema

Lodovico Canobio, parroco e storico

Palazzo leso dal terremoto del 1661

Maria Branconio

Terremoto del 1642

Claudia Setteguaiti

La trave di fuoco

Crema a fine del XVII secolo

Nuovo portale in marmo per l'ingresso in comune



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(XLI)


(Luigi Dossena) La storia dei promessi sposi la conosciamo in molti, quello che non si sa è che l'intera vicenda ha radici molto profonde a Crema e nel cremasco. Alessandro Manzoni è parente dei Visconti (e quindi dei Benzoni) e anche per questo motivo, volendo ben guardare, lui sarebbe cittadino onorario di Crema, privilegio concesso al suo avo Giovan Battista Visconti e a tutti i suoi discendenti, nel 1570, quando sposa Paola Benzoni. Manzoni viene a conoscenza della vicenda di Paola Benzoni, ben presto vedova di Giovan Battista, con sei figli e, ancora giovane, desiderosa di risposarsi. Di qui il fidanzamento con Cottino Cotta, nobile della Valcuvia. Ma il parroco del Duomo, Gian Pietro Benzoni, parente di Paola, è contrario al matrimonio e pronuncia la celebre frase: "Questo matrimonio non sa da fare". Due dei sei figli di Paola Benzoni la rapiscono per impedire le nozze e tra questi c'è l'undicenne Francesco Bernardino, che in seguito commetterà nefandezze in serie, avendo al proprio soldo un manipolo di bravi. Il Manzoni scopre tutto questo e fa diventare Francesco Bernardino l'Innominato della sua opera. Sarà lui a far rapire Lucia Mondello e sempre lui a far dire a uno dei suoi bravi: "Questo matrimonio non s'ha da fare". Infine, sul finire del romanzo, ancora lui si pente e continuerà la sua vita in modo retto, come accadde proprio a Francesco Bernardino, morto a Crema, dopo aver girato, penitente, i conventi del cremasco per espiare le sue nefandezze. Ultimo parallelo, il lago di Como. Manzoni avrebbe voluto ambientare il suo romanzo nel cremasco, ma mancava il lago, visto che il Gerundo era da tempo stato prosciugato. Quindi, ecco il trasferimento sul lago di Como.

Per riassumere, Lucia Mondella è Paola Benzoni, l'Innominato è Francesco Bernardino Visconti, i bravi erano al servizio di Francesco Bernardino e c'è pure il parroco del Duomo che non vuole il matrimonio.

Manca ancora la peste manzoniana. Ma questa è un'altra storia, la prossima