
Soncino, 02 luglio 2025
(Gianluca Maestri) Fino al 5 ottobre sarà possibile ammirare L’emozione della forma, un progetto di arte contemporanea ideato dall’artista Vincenzo Marsiglia su proposta del parroco don Giuseppe Nevi.
Inaugurata domenica alla presenza della autorità comunali, L’emozione della forma nasce dal desiderio di restituire nuova vita e centralità ai luoghi sacri del borgo attraverso il linguaggio universale dell’arte, invitando ad un’esperienza intima, spirituale e percettiva. Due le sedi della mostra: il Museo delle Campane e la chiesa di San Pietro Apostolo, entrambe nel cuore del centro storico. Al museo trovano posto le opere Sarcopoterium di Antonio Barbieri, Estroversa di Rota Siragusa e Caduti di Oliviero Rainaldi, nella chiesa ci sono Disobbedienza e Predestinazione, entrambe di Fabiola Porchi.
Le cinque opere dialogano con questi spazi carichi di storia e spiritualità offrendo un’esperienza immersiva in cui la forma diventa veicolo di riflessione e ascolto.
Motivo ispiratore di questa iniziativa è anche la recente ristrutturazione del Museo delle Campane, situato presso la pieve di Santa Maria Assunta, a cura dell’architetto soncinese Elvira Ambrogi. Il museo, che conserva le antiche campane della chiesa, diventa oggi anche spazio di accoglienza per opere d’arte contemporanea in un dialogo inedito tra memoria, materia e spiritualità.
Scrive Vincenzo Marsiglia: “La forma non si limita a occupare uno spazio ma lo abita, lo trasforma, gli dà significato. L’emozione della forma invita il visitatore a rallentare lo sguardo, a sostare, ad ascoltare. Ogni opera è una presenza che si offre lentamente, ognuna con il proprio respiro, ognuna capace di generare un’attenzione che va oltre il semplice vedere. Non è il soggetto a parlare, ma la forma stessa, il suo equilibrio interno, la sua logica, il modo in cui occupa o lascia lo spazio. La scultura, in questo contesto, non è solo oggetto; si fa gesto, pelle, eco che lascia emergere tracce, tensioni, riflessi”.
Aggiunge don Giuseppe Nevi: “Da quando vivo a Soncino mi ritorna spesso alla mente la frase di Fëdor Dostoevskij contenuta nel romanzo L’idiota: “La bellezza salverà il mondo”. Questo mi suggerisce che l’arte può essere un ponte che ci fa entrare in contatto con la verità, con la profondità dell’anima dell’essere umano. In particolare, la ricerca artistica propria della contemporaneità fa propria questa aspirazione profonda che diventa, per l’oggi, una responsabilità. Infatti attraverso di essa il mistero dell’uomo si dipana davanti ai nostri occhi e l’espressione artistica ci invita ad entrare in contatto con un oltre che ci vuol sempre incontrare. La nostra esposizione si colloca in questo contesto mantenendo questa splendida vocazione dell’arte e della bellezza”.
Conclude Elvira Ambrogi:“Nel contesto dell'antico borgo di Soncino, dove ad ogni passo riecheggia la storia, la contemporaneità si affaccia sul passato. Un dialogo condotto in punta di piedi, tra visioni, memorie ed inedite interpretazioni, che dà voce a nuove emozioni della forma”.