Rivolta d’Adda, 15 maggio 2024
(Gianluca Maestri) Prosegue la mobilitazione di un gruppo di cittadini contro l’ipotesi di costruzione di un forno crematorio a Rivolta.
Domenica, al gazebo allestito in piazza Vittorio Emanuele II, sono state raccolte altre 330 firme che si sommano alle 270 già raccolte con il gazebo del mese scorso. Una raccolta di sottoscrizioni online era stata promossa anche sulla piattaforma change.org raccogliendone 350.
“Ora dobbiamo decidere -spiega Jason Misani, promotore del gazebo- se fare un altro evento oppure presentare al comune la petizione. Seicento è comunque già un buon numero. I punti chiave del nostro no, apartitico, al forno crematorio a Rivolta -continua Misani- si riassumono nella vicinanza dell’impianto alle case, con la prima a circa 120 metri di distanza, al depuratore che si trova a meno di 300 metri, e al Parco Adda Sud, a meno di 100 metri, il rischio di svalutazione delle case, il rischio di emissione di sostanze potenzialmente pericolose da un forno che funzionerebbe otto ore al giorno per sei giorni la settimana tutto l’anno e la presenza del 50% dei forni crematori della regione (6 su 12) a meno di 60 chilometri in linea d’aria da Rivolta. Non siamo contro la cremazione ma contro un forno crematorio in un centro piccolo come Rivolta d’Adda. Non se ne avverte la necessità, non ci sono tempi d’attesa lunghi per le cremazioni. Sarebbe meglio che il comune concentrasse tempo e risorse in progetti che abbiano una visione che riflette la crescita sana della nostra comunità”.