Crema, 14 ottobre 2024

(Marco Degli Angeli) Fuga di personale dall'ospedale di Crema?

I numeri che emergono dalla consultazione dell'albo pretorio dell'Asst di Crema sembrerebbero dire di sì. Da inizio anno sono oltre 100 i dipendenti (su circa 1400) dell'azienda ospedaliera cremasca assunti a tempo indeterminato che hanno rassegnato le proprie dimissioni. Di questi, una quarantina sono infermieri, a confermare il preoccupante dato di tendenza calcolato su base nazionale, che dal 2020 a oggi, ha stimato in oltre 23mila unità il numero di professionisti appartenenti a questa categoria che hanno abbandonato il sistema sanitario pubblico. Un’emorragia che non può dipendere solo dall’effetto Covid, tanto è vero che in tutto lo stivale, in meno di diciotto mesi, sarebbero circa 8000 i dimissionari. Da gennaio hanno inoltre lasciato il nostro ospedale una ventina di dirigenti medici, sette operatori socio sanitari, tre ostetriche e due fisioterapisti. A preoccupare è il trend in crescita registrato nelle ultime due settimane con ben 17 lettere di dimissioni (di cui 6 infermieri) indirizzate alla dirigenza dell’azienda socio sanitaria cremasca, in media una al giorno.

Nel 2023 se ne erano andati in 130 e nel 2022 in 187. Numeri che puntano nuovamente il faro sul tema dell’attrattività del nostro ospedale pubblico anche in ottica futura, considerando che nella vicina Cremona si spenderanno, tra le polemiche, oltre 300 milioni di euro per una nuova struttura che avrà un laghetto, aree meditazione e contemplazione e addirittura il Forest Bathing, il Barefooting e una Food Forest comunitaria (qualunque cosa significhi), ma che dimezzerà i posti letto.

Il nosocomio cremasco, al contrario, deve sempre più fare i conti con i fondi insufficienti che arrivano da regione Lombardia, retaggio di un calcolo della spesa storica ormai anacronistica rispetto al bacino d’utenza di riferimento (in crescita) e che ha da sempre penalizzato la sanità cremasca.

Una carenza di personale e di fondi che si ripercuote anche sul numero di posti letto disponibili nel nostro distretto, 320 (2 ogni 1000 abitanti) contro i 480 previsti dagli standard minimi (3 ogni 1000 abitanti).

Dal punto di vista infrastrutturale le notizie non sono certo migliori. Non c’è ancora certezza dei tempi di finanziamento per la bonifica dell’amianto presente nei locali tecnici e di servizio del monoblocco, la casa di comunità di via Gramsci non sarà completata prima di un anno e non ci sono novità nemmeno in merito alla nuova palazzina dedicata alla riabilitazione mentale, dal costo di 4,8 milioni, annunciata per i primi mesi del 2025, e che sarebbe dovuta sorgere nell’area verde alle spalle del monoblocco. Insomma, sono tanti i campanelli d'allarme che dovrebbero allertare la politica locale sul tema della futura autonomia del distretto sanitario cremasco.