Crema, 25 giugno 2024

Roberto Begnis, 57 anni lo scorso 30 aprile, fischetto di Crema, ha arbitrato l'ultima partita della sua carriera domenica in occasione dell'amichevole a Trento tra Italia e Georgia. A 54 secondi dalla fine, il timeout del Ct Gianmarco Pozzecco per rendere omaggio al fischietto, che ha alle spalle una carriera da 701 presenze, è andato ad abbracciarlo, applaudito da giocatori e pubblico. Nel 2013 nominato miglior arbitro della Serie A e nelle 24 stagioni in Serie A ha diretto 19 partite di finale scudetto (tra cui Gara 1 di quest'anno tra Virtus Bologna e Olimpia Milano) e 4 finali di Coppa Italia. È anche volto della campagna "Io arbitro" dell'Aiap, l'Associazione Italiana Arbitri Pallacanestro, e nell'ambiente si è sempre caratterizzato per avere un comportamento calmo, tranquillo e spesso sorridente.

Begnis ha detto: "Quanto ero emozionato da uno a dieci? Mi verrebbe da dire… undici perché in quel momento ho capito il motivo per cui devo considerarmi fortunato. Sono appassionato marcio di basket e per 24 anni ho avuto la possibilità di viverlo non in Tv o al massimo in tribuna, ma sul campo, in modo diretto e a pochi centimetri dal mio lungo naso»".

Sul gesto di Pozzecco Begis ha detto: "Ha fatto qualcosa di incredibile, lo ringrazio di cuore. Credo sia stato un attestato di stima e di credibilità nei miei confronti: quello che mi rimane di quel time out è che si è voluto riconoscere quello che c’è dietro la figura istituzionale del direttore di gara. Come dire: dietro a un arbitro c’è sempre una persona, in questo caso Roberto Begnis. Nello sport c’è il gioco delle parti, ognuno ha un ruolo: ma il rispetto di ciascuno è basilare".

Insulti ricevuti in carriera. "Guardate, io posso dire che il pubblico del basket è mediamente molto superiore a certe situazioni. Faccio anche notare che il nostro sport si gioca in impianti senza barriere fisiche: dalle tribune alte, ai parterre, chiunque, volendo, potrebbe fare incursioni. Invece non succede perché c’è molta consapevolezza. Quanto agli insulti, no, non ne ho mai ricevuti anche se l’arbitro in prima istanza è visto come un vigile che dà le multe. Quando capitava una situazione controversa nessuno mi ha mai detto 'Begnis, vaffa…', semmai la frase era: 'Dai, Bobo…'.". 

L'arbitro può sbagliare? 

"Certo. E a volte è pure doveroso che si scusi. L’importante è che venga riconosciuta la buona fede: da allenatore e giocatori ho ricevuto sempre messaggi improntati al dialogo, non all’acredine".

A Crema lo ricordo al seguito del papà, noto a tutti come Gianni Begnis, allenatore di mini basket e arbitro sui campi nostrani. Da lui e dalla mamma, ex giocatrice della Sab, formazione femminile che militava in A2, Bobo Begnis ha appreso i primi rudimenti di uno sport che ha amato e che l'ha visto grande, mai protagonista, ma sempre artefice del buon andamento delle partite. Col sorriso sulle labbra.