Crema News - I cantoni di Crema Adré a l'acqua

Crema, 04 maggio 2024

Seconda puntata

(ìBernardo Zanini). Le quattro vie anticamente erano chiamate contrada del Ghirlo, mentre sui documenti medievali del 1350 c’è scritto Gurlo. Il Pergoletto prende il nome da un’osteria con davanti alla porta una pergola che gli faceva ombra d’estate. Quasi di fronte c’era l’osteria dela Cascada, ormai chiusa dove il Rino faceva una cascata davanti al velodromo. Poco oltre la cascina da Giuana si è trasformata nel ristorante Bosco. Adrè a l’acqua è scomparso e solo alcuni anziani lo ricordano, come sòl mercat adrè a l’acqua, oggi via Verdi. Al punt dala Crèma hanno dedicato una via e prende il nome dalla roggia Crema. La via Riva Fredda conserva il nome da 500 anni e più, la prima citazione è del 1449, dopo due secoli si trasformò nel Canton di Riva Fredda per poi arrivare all’attuale denominazione. Un tempo scorreva parallela alla via la roggia Crema, dove un ponte all’altezza di via della Ruota immetteva nel Borgo di San Pietro. A Crema Nuova agli inizi del 1950 c’era al pùnt del lùf sulla roggia Rino, e la zona chiamata le Murie nel quartiere San Carlo, sotto i veneziani era nella palude del Moso piena di fuochi fatui e si facevano delle processioni per tenere i Lemures ossia gli spiriti maligni lontani dalla città[1]. Oltre a Crema Nuova negli anni 50 c’era anche Cremina tra le vie Isonzo e Montello a Castelnuovo. Negli anni 50 il rione di fronte al consorzio agrario dove c’era la trattoria del Belfiore era chiamato Montelepre. Era ormai diventato uso comune che il bigliettaio della corriera, dopo aver annunciato Porta Ombriano, quando arrivava in quel luogo al vusaa «Montelepre!» Era un rione dove viveva una banda di famiglie disperate, senza più buchi per tirare la cinta dale braghe. Campavano di piccoli furti e nessuno si salvava l’orticello e il pollaio, l’epoca del frigorifero non era ancora arrivata e solo alcune famiglie avevano la moscheruola. Chi poteva permettersi una gallina, un coniglio o un tacchino, lo appendeva per il collo con la corda legato a una finestra, per farlo frollare. Ma se il proprietario non stava all’erta e non sentiva l’allarme di chi era di sentinella, si ritrovava solo la corda o la testa dei vari animali. Alcuni abitanti si erano attrezzati con una pertica che aveva in cima una rembesina e con la quale facevano sparire il pollame: miracoli della banda di Montelepre.[2]

Il popolo dava un soprannome, una scurmagna, che era una sorta di carta d’identità popolare e identificava i vari personaggi e attori delle vie cittadine e alcuni erano scormagnati a loro insaputa. Difficile anche redigere una classificazione dei vari personaggi: ci sono istrioni, anfitrioni, inventori, buontemponi, burloni, soldati, frati ecc. Della città di Crema nell’antichità e nei paesi limitrofi, attraverso il Terni, il Benvenuti e anche nei diari delle varie famiglie nobili o meno, sono giunte voci di personaggi, alcuni militari e altri pittoreschi che in quel contesto diventano gli attori principali, rivestendo un ruolo completamente diverso dalla loro professione, ma che hanno portato lustro alla città.


(Leggi la prima parte cliccando qui)


[1] Fonte: Carlo Piastrella

[2] Fonte: Agostino Giovinetti e Mario Gnesi dattiloscritto in tre copie del 1990

[3] Francesco Sforza Benvenuti, Storia di Crema volume 1 pag.196