Sergnano, 9 dicembre 2022
(Valentina Ricciuti) Un cremasco si esibisce alla prima della Scala.
Giovanni Carpani, 53 anni, sergnanese doc e tenore del coro scaligero sin dal 1999, racconta: “È stato molto bello l’altra sera, soprattutto ascoltare i racconti e le percezioni da parte di chi è venuto ad ascoltarci. Il lavoro che facciamo alla Scala è rigoroso e di precisione, secondo i desiderata degli autori. Nell’essere artisti la cosa più difficile è proprio gestire la chiamata della musa, le emozioni che si provano in quel momento facendo mente locale su quello che vogliono gli autori, seguendo il rigore del compositore musicale. Questo è un insegnamento che ho appreso sin dalle prime lezioni con la mia maestra, nel ’92.”
Carpani, infatti, comincia gli studi di canto con la mezzosoprano Vittoria Mastropaolo e nel ’97 debutta nel ruolo di Alfredo nella “Traviata” di Verdi, toccando le più importanti piazze italiane. L’anno dopo debutta nel ruolo di Rodolfo in “Bohème” di Puccini e nel 1999 entra a far parte del coro del teatro Alla Scala di Milano dove nel 2007 diventa artista stabile. Dal 2001 in poi ricopre molti ruoli importanti tra cui Pinkerton in “Madama Butterfly” di Puccini e quello del Duca di Mantova in “Rigoletto” di Verdi.
“Nel settembre del ’98 fu proprio la maestra a iscrivermi alle audizioni della Scala - ricorda con affetto Carpani. - Andò bene e a partire da gennaio del ’99 ho cominciato ufficialmente questo bellissimo viaggio. Far parte del coro non è semplice. In questi giorni non ci siamo dedicati soltanto all’opera eseguita alla prima di mercoledì ma abbiamo memorizzato diverse partiture (Fedora di Mahler, il Concerto di Natale e i Vespri Siciliani). Con i nostri ritmi è quasi impossibile dedicarsi ad altro.”
E durante la prima è stata eseguita l’opera di Musorgskij tratta dal dramma del 1825 di Aleksandr PuŠkin, che racconta la follia e della morte dello zar Boris Godunov. Eseguita nella sua prima versione, rappresenta una delle opere più audaci dell’800: è una riflessione sulla degenerazione del potere quando sfugge di mano a chi lo detiene, su come il futuro dell’intero regno sia minato dalla follia di un singolo individuo. La pagina corale dell’opera ha avuto un ruolo drammatico ed espressivo fondamentale nel rappresentare le scene di folla. “C’è tutto uno studio di sonorità e di armonia. Essendo la Scala un teatro di livello internazionale abbiamo anche dei coach di pronuncia: per quanto riguarda il russo, come potrete immaginare, occorre curare gli accenti e l’apertura delle vocali, i movimenti gutturali. Poi si passa dalla “semplice” pronuncia delle parole al canto: la cosa più difficile è far uscire quel suono applicando la tecnica vocale corretta. Il regista poi è fondamentale per unire anche il lavoro sulla mimica, corretta rispetto al contesto musicale.”
Nonostante gli impegni serrati e i ritmi che comporta il lavoro alla Scala, Carpani torna volentieri nel cremasco e in particolare nella sua Sergnano: “A breve si celebrerà il centenario della banda di Sergnano con cui ho collaborato spesso. Spero naturalmente di poter partecipare. Ho un bellissimo ricordo anche di quando con don Emilio Lingiardi, grande amante dell’opera, cantavo nel duomo di Crema durante la messa delle 19. Adoro la musica sacra e consiglio vivamente di ascoltare Jesu di Faure, è una delle messe più toccanti e belle della sacralità”.
Nelle foto, Giovanni Carpani alla prima della Scala