Crema, 03 giugno 2024

(MDA) Nel Cresmiero è di nuovo allarme contaminazione da Pfas, ovvero inquinanti perenni che possono essere eliminati solo da processi termici a 800 gradi di temperatura e che una volta ingeriti permangono nell’organismo procurando danni per tutta la vita. Questo quanto emerso pochi giorni fa durante l'audizione a Palazzo Pirelli, dove Arpa Lombardia ha illustrato i risultati dell'ultima campagna di monitoraggio delle acque della nostra regione. Tra i punti più critici, i superamenti diffusi per il Pfos (appartenete alla famiglia dei Pfas), una sostanza utilizzata per realizzazione di pentole, smacchiatori, indumenti antipioggia e prodotti antincendio. La contaminazione riguarderebbe il 73% dei corsi d’acqua e il 56% dei laghi ovvero 18 delle 21 stazioni monitorate da Arpa. L'ente regionale ha fatto intendere che la situazione in Lombardia non sarebbe così grave come quella del Veneto o del Piemonte, ma ci sono situazioni, come nella nostra città, dove l'inquinamento da queste sostanze ha raggiunto livelli di particolare attenzione.  

Il problema non è nuovo. Già da un lustro i corsi d’acqua come il fiume Serio e i canali di Casaletto Ceredano e corsi idrici di Gombito, Moscazzano, Montodine e Sergnano, in molti punti monitorati, sono segnalati come aree di certa contaminazione con valori che in determinati periodi hanno superato il valore soglia d’allarme di 100 nanogrammi per litro. ll Cresmiero, che attraversa Crema, risulta classificato ormai da tempo come area di contaminazione probabile con valori molto vicini ai livelli di soglia d’allarme. Nel 2021, sempre a Crema, venne registrato il primato negativo con valori di Pfas registrati nelle acque dieci volte oltre il limite europeo, con una rilevazione di 1386 nanogrammi al litro nel pozzo di via Ferrario, a Ombriano, chiuso poi quello stesso anno.

Il problema, insomma, è noto da anni, ma oltre ai controlli puntuali, non è chiaro se i gestori idrici, insieme ad Ats, Regione e tutti gli enti preposti alla tutela della salute abbiano o meno implementato delle campagne di monitoraggio più precise e costanti per individuare le fonti di contaminazione per evitare il ripetersi degli allarmi e soprattutto che qualcuno possa bere acqua pericolosa prima che ce se ne accorga.

Germania, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi e Svezia, a differenza dell'Italia, hanno già richiesto il bando di queste sostanze e la loro sostituzione nelle aziende con sostanze alternative non inquinanti.

È evidente che Il monitoraggio avviato da Arpa nel 2017 da solo non basta, va completato con misure efficaci come, per esempio, dotarsi di filtri più moderni, innovativi ed efficaci per i depuratori.