XXXIII ordinaria B
La Parola: Dn 12,1-3 Sal 15 Eb 10,11-14.18 Mc 13,24-32:
Dal Vangelo secondo Marco Mc 13,24-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Parola del Signore.
(Don Natale Grassi Scalvini) Non ho ancora avuto il coraggio di chiedere a una delle piattaforme digitali di Intelligenza artificiale se conosce la data della fine del mondo. Ho quasi paura che mi dica una data precisa e magari non troppo lontana da oggi. In realtà penso proprio che sia una di quelle domande a cui ancora nessuno può dare una risposta certa, visto che anche Gesù, il Figlio di Dio, pur sbilanciandosi elencando alcuni segni o parabole che potrebbero aiutare a capire la vicinanza o meno di questo evento, concretamente lascia ogni decisione al Padre e quindi tranquillizza i suoi discepoli perché non si preoccupino troppo di sapere certe cose.
Ovviamente l’indisponibilità della conoscenza di una data precisa non significa che possiamo vivere in modo superficiale e banale nella presunzione che dopo quattro miliardi di anni di esistenza del nostro attuale universo sia assai improbabile che possa esserci una fine repentina proprio ai nostri giorni. Ugualmente con quel che succede nel mondo e con quello che sappiamo riguardo gli armamenti tuttora presenti, tra cui più di cinquemila bombe atomiche, quando sappiamo che ne basterebbero cinquanta per far saltare tutta la terra anticipando così non la fine dell’universo ma la nostra fine, non c’è da stare allegri o tranquilli. Invece sappiamo per certo che il Signore Gesù, togliendo ogni possibilità di determinare il momento finale vuole non solo tranquillizzarci sul nostro prossimo futuro ma soprattutto suggerirci di riempire di significato eterno ogni momento attuale della nostra vita, come se ogni nostra opera nell’oggi possa avere un senso eterno perché rimane per sempre nel suo valore e significato. Impegnarci per la pace nel mondo non significa solo fare in modo che cessino le attuali guerre e le sofferenze di tanta povera gente che si trova coinvolta suo malgrado dalle scelte sconsiderate dei responsabili degli opposti schieramenti, ma davvero ci chiede di operare perché la serenità possa tornare sul volto di tutti gli uomini cercando quindi di convincere i capi delle nazioni a non fidarsi della potenza o della quantità delle armi ma piuttosto del desiderio di pace e tranquillità che tutti gli uomini hanno nel profondo del cuore.
Probabilmente a noi non spetta alcuna scelta concreta sull’utilizzo o meno delle armi, ma se non cominciamo noi a vivere nel rispetto dei nostri vicini, nel cercare il bene in casa e nel nostro quartiere o paese, sarà ben difficile che anche i grandi della terra si sentano appoggiati dal basso da un vero desiderio di pace e serenità. Soprattutto per noi seguaci di Gesù diventa poi un imperativo quotidiano il dovere non solo di evitare le liti e le divisioni, tante volte purtroppo presenti anche nel nostro piccolo mondo ecclesiale e perfino parrocchiale, ma di operare quotidianamente perché il bene trionfi nelle opere concrete della carità spicciola e dell’attenzione amorevole verso chi ha bisogno, per una povertà materiale o spirituale.
Senza lasciarci spaventare troppo dai presagi o dalle previsione di quello che potrebbe succedere alla nostra amata terra nei prossimi cento anni, vediamo di impegnarci subito per trattare con rispetto la natura, chiedendo anche a tutti i nostri fratelli più direttamente occupati nel lavoro della terra di non mettere al di sopra di tutto il profitto ad ogni costo, come invece fanno per esempio le grandi multinazionali che spesso non rispettano neanche le leggi pur di ammassare soldi e benefici per pochi. La nostra antica e saggia cultura contadina sembra adesso sorpassata e probabilmente certi riti e tradizioni son davvero da lasciare indietro, ma le intuizioni fondamentali sul modo di trattare la terra, sull’utilizzo ponderato dei benefici e dei pericoli di uno sfruttamento esagerato senza alcun rispetto per tempi e modi certamente più lunghi dei nostri tempi moderni, sono da tener sempre presenti,.e non solo dai lavoratori della terra. Penso infatti che farebbe bene a tutti noi recuperare il valore del fare le cose per bene, senza fretta, senza la ricerca esagerata di tutto quello che possiamo prendere o guadagnare pur di aver sempre di più, cercando davvero il maggior bene possibile per tutti, perché ce ne sia abbastanza per ogni nostro fratello, specialmente per chi non ha ancora il sufficiente per una vita dignitosa e serena. Così facendo potremo aspettare anche la fine del mondo senza alcuna paura e con la certezza di partecipare in pienezza al Regno di Dio che completerà un giorno tutte le nostre attese.