Crema News - Mai più soli Don Natale Grassi Scalvini

Cremasco, 01 giugno 2025

VII Domenica di Pasqua Ascensione​

 La Parola: ​​At 1,1-11  Sal 46  Eb 9,24-28;10,19-23  Lc 24,46-53

 Dal Vangelo secondo Luca ​ Lc 24,46-53

 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. 

Parola del Signore.

 

(Don Natale Grassi Scalvini) Questa settimana mi hanno chiesto un parere su un canto nuovo per sapere se il testo era adatto a lodare la vergine Maria. Purtroppo, appena sentito il canto, ho dovuto dire che le parole erano proprio un po’ troppo semplici e poco adatte per una liturgia in onore della vergine ma soprattutto il vero problema, più che il testo, era la musica: davvero non mi piaceva. Anche per quanto riguarda il mistero della Ascensione di Gesù al cielo, per noi uomini del terzo millennio cristiano, grazie anche alle conoscenze che abbiamo della immensità dell’universo e quindi del cielo sopra di noi, può sembrare un problema il fatto che Gesù salga in cielo, specialmente se ci fermiamo a una comprensione solo materiale e fisica e non teologica dell’avvenimento. Ma per quanto mi riguarda in realtà mi fa più problema la reazione dei discepoli: di fronte alla partenza definitiva del maestro e Signore dalla esperienza terrena:tornano a casa… pieni di gioia.

Sinceramente mi sarei aspettato, come faremmo noi anche solo al pensiero di non rivedere più un amico per un po’ di tempo, che avessero un po’ di tristezza, magari scoppiando in pianto come quando per esempio la comunità dei cristiani di Efeso saluta Paolo sapendo che non tornerà più da loro. Invece per loro è stato una grande gioia e ogni giorno lodano Dio per quanto è avvenuto. Davvero strana questa reazione dal punto di vista umano, ma all’interno del loro cammino di fede, lento ma sicuro, grazie alla pazienza del Signore Gesù, tutto diventa comprensibile se pensiamo alla certezza maturata in loro che da ora in poi il Figlio di Dio, tornato alla destra del Padre, nello stesso tempo non lascia mai più soli i suoi discepoli proprio grazie alla potenza e all’amore del Padre che assicura, con il dono dello Spirito Santo, la sua vicinanza a ogni uomo di ogni luogo e tempo, purché si apra con fede alla parola della sua promessa.

Per questa ragione le liturgie di questo periodo di attesa della Pentecoste ci invitano ogni giorno a pregare e cantare nelle ‘pienezza della gioia pasquale’. Infatti non solo Gesù è risorto dai morti spalancandoci così la via alla vita eterna, ma ci assicura adesso la sua presenza anche nella vita quotidiana attraverso l’opera dello Spirito Santo donato a tutti proprio per assicurare l’amore fedele di Dio Padre a ogni uomo.

Sappiamo bene che però per molti uomini il ritorno del Signore alla destra del Padre diventa quasi un pensiero di liberazione fino a diventare un atteggiamento di autosufficienza, davvero contenti che Dio stia lassù nei cieli e lasci la terra alle opere, buone o cattive, di noi uomini. Vediamo tutti poi come in realtà se viene dimenticata la presenza di Dio e tutto viene appiattito solo agli interessi umani concreti della vita quotidiana si fa presto a cadere in situazioni davvero tristi e piene di violenza, di sofferenza e di morte. Se invece di spalancarci all’amore del Padre che vuole essere sempre presente accanto a noi, ci chiudiamo nella ricerca egoista di quello che ci piace e può riempire la nostra vita di allegria e apparente felicità superficiale, poi ci rimane solo la ricerca quasi ossessiva del nostro benessere personale, pronti a sacrificare tutto, anche le altre persone, pur di stare bene noi.

Di esempi simili sia nella piccola cronaca di ogni giorno come nelle decisioni di potenti e capi di stato ne abbiamo fin troppi e allora mentre preghiamo il Signore perché doni un po’ di pace agli uomini del nostro tempo, impegniamoci sempre di più per diffondere, con l’esempio e le parole, l’insegnamento del Vangelo che solo può formare nel profondo uomini e donne pronti a pensare prima gli altri che a se stessi per mettere così in pratica l’ultimo comandamento di Gesù, quello di amarci l’un l’altro come lui ci ha amati.