Crema News - Fuori dal tempio Don Natale sulla vetta della sua ultima montagna conquistata

Cremasco, 09 novembre 2025

XXII Domenica ord. C ​Dedicazione della Basilica Lateranense​

 La Parola: ​​Ez 47, 1-2.8-9.12  Sal 45 1Cor 3,9-11.16-17  Gv 2, 13-22:

 Dal Vangelo secondo Giovanni​​Gv 2,13-22

 

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Parola del Signore.

 

(Don Natale Grassi Scalvini) Una delle frasi più caratteristiche del mio sacrista Domenico, sì, quello di Sergnano, quindi ormai un ex anche lui, era quella che si riferiva alla velocità del trascorrere del tempo: ‘appena dopo i Santi e i Morti in un attimo è Natale’. Oggi possiamo notare invece che la liturgia ogni tanto non sembra attenta allo scorrere del tempo. Il vangelo infatti inizia con una notazione temporale che ci riporta a Pasqua e ci propone di rinnovare la riflessione sui tre giorni nel sepolcro di Gesù per poi risorgere dai morti. Comprendiamo tutti e subito che in realtà non siamo poi tanto fuori tema. Avendo appena ricordato e pregato per i nostri cari defunti un richiamo esplicito alla morte e risurrezione di Gesù è più che legittimo, anzi doveroso, visto che la nostra fede nella risurrezione finale dei nostri cari e di noi stessi si basa proprio sulla certezza nella fede del passaggio di Cristo dalla morte alla vita eterna. Ma il richiamo alla Pasqua di Gesù nel brano evangelico di Giovanni è importante per motivare e giustificare il gesto profetico di Gesù che in un attimo spazza via tutte le antiche tradizioni legate al culto mosaico e ai sacrifici nel tempio con animali comprati al mercato, appena fuori o addirittura anche dentro il tempio e poi sgozzati e bruciati sull’altare del tempio in sacrificio di comunione con Dio per ottenere perdono e benedizione.

Per noi cristiani invece c’è stato un unico sacrificio, quello di Gesù, l’agnello senza macchia che ha dato la sua vita per la salvezza di tutti gli uomini, per far ritornare la pace nel rapporto di Dio con gli uomini. Forse ci può sembrare strano e certamente inaspettato che anche Gesù, colui che è venuto appunto per insegnare l’amore e che è stato pronto a offrire sé stesso per vincere il male e le divisioni tra gli uomini e con Dio, si sia arrabbiato anche lui e si comporti lui stesso in modo abbastanza violento. Anche perché in questi giorni in tutte le nostre comunità oltre a ricordare i nostri cari defunti abbiamo ricordato in particolare anche tutti i caduti delle guerre e certamente abbiamo pregato tutti per la pace, di cui il nostro mondo attuale ha tanto bisogno, e per mantenere la serenità e tranquillità della nostra vita sociale e comunitaria. Ma in fondo il gesto profetico di Gesù ci aiuta anche a capire meglio il sacrificio di tanti uomini e donne che nelle guerre, passate anche nella nostra terra, hanno sofferto o sono morti per assicurare poi a noi, loro figli e nipoti, un futuro di pace e di benessere, con la libertà che contraddistingue il nostro presente e che ci permette di vivere con fiducia e speranza nonostante i grandi turbamenti del mondo circostante.

Dovremmo anche noi, come gli apostoli, ricordarci sempre quello che è avvenuto: innanzitutto della morte e risurrezione di Cristo che spalanca la nostra vita terrena non solo a giorni ricchi di opere buone ma anche alla speranza di giungere un giorno alla pienezza della gioia nel regno di Dio Padre. Ma poi anche di tutte quelle persone che hanno dato il loro contributo e magari la stessa vita per darci la possibilità di costruire un mondo sempre migliore e più unito. Noi non siamo certo chiamati a compiere gesti profetici né tantomeno a compiere atti violenti per costringere gli altri a vivere in pace, ma sicuramente dobbiamo impegnarci a mantenere un atteggiamento costante di fiducia negli altri cercando di far crescere sentimenti di rispetto e collaborazione innanzitutto con quelli di casa nostra e i nostri vicini e poi allargando sempre più il cerchio a tutti gli uomini in modo da contribuire concretamente a vivere la pace e l’amore che Gesù è venuto a insegnarci.