
Cremasco, 24 agosto 2025
XXI Domenica ord. C
La Parola: Is 66,18-21 Sal 116 Eb 12,5-7.11-13 Lc 13,22-30
Dal Vangelo secondo LucaLc 13,22-30
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore
(Don Natale Grassi Scalvini) Una delle esperienze più belle e significative vissute nel recente viaggio in Perù è stata sicuramente la condivisione quotidiana del pasto di mezzogiorno con una trentina di poveri, quasi tutti anziani, della parrocchia di Shilla. Anche il brano del vangelo di oggi ci presenta per ben due volte il segno del sedersi a mensa per condividere il pasto come un momento importante e un segno significativo del nostro rapporto con Dio. Prima viene ricordato come una prova di amicizia e conoscenza proprio da quanti sono rifiutati da Dio perché malvagi; e se ne vantano pure come di una delle esperienze vissuta tante volte con il Signore anche se probabilmente senza merito e consapevolezza. Ma poi lo stesso Gesù paragona la beatitudine eterna, da vivere in pienezza nella gloria di Dio, proprio come un sedersi a mensa nel regno dei cieli. Proprio noi che normalmente partecipiamo alla domenica al banchetto eucaristico dobbiamo sicuramente interrogarci su come ci prepariamo a questo momento e se davvero siamo degni di sederci alla mensa del Signore e di accogliere in noi lui che è sempre disponibile a dare tutto sé stesso, il suo stesso corpo, come cibo e sostegno del nostro cammino cristiano. Il rischio infatti di illuderci, scambiando la nostra famigliarità con Dio per la presenza alla Santa Messa come una certezza della nostra salvezza eterna senza una reale preoccupazione di vivere quotidianamente come ci insegna Gesù compiendo tutto il bene che possiamo, è sempre grande e concreto.
Proviamo a pensare a tutte le volte in cui siamo arrivati in chiesa appena in tempo e quindi con la mente e il cuore ancora distratti dalle nostre preoccupazioni se non addirittura pieni del male dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Per non parlare delle volte in cui ci siamo trascinati per tutta la messa aspettando che finisse alla svelta e magari andando a ricevere distrattamente il corpo di Cristo solo perché ci siamo messi in fila. Certo, sempre meglio essere presenti che andare a girare per i fatti nostri, anche perché la Parola di Dio, la sua grazia o magari la nostra coscienza possono risvegliare la nostra attenzione e ricondurci in un attimo alla consapevolezza di ciò che stiamo facendo aiutandoci così a vivere con frutto l’esperienza della celebrazione.
Penso che a tutti sia capitato qualche volta di iniziare in modo superficiale e abitudinario l’incontro con il Signore per ritrovarsi poi infiammati dal suo amore e dalla certezza della sua presenza nella sua parola e nel suo corpo a noi donato.
Ma l’insistenza di Gesù oggi non è solo sulla qualità del nostro sederci a mensa e mangiare con lui, ma sulla necessità di rendere vera questa nostra amicizia con lui con le opere concrete di amore e attenzione ai fratelli, attenti ad evitare il male e ancora di più a compiere il bene in vista di quella gioia completa, ancora una volta paragonato a un banchetto, quando potremo sederci a mensa con il Signore per l’eternità.
Il bene che compiamo su questa terra infatti non è solo una espressione della fraternità universale che dovrebbe unire tutti noi uomini di questo mondo, con tutte le sue meraviglie ma anche con tanti problemi e disagi causati dalla natura o dalla cattiveria e dall’egoismo di tanti.Ogni nostra azione infatti, sia che si tratti di gesti di culto e di preghiera vissuti nella comunità cristiana come anche di azioni concrete di carità verso i fratelli bisognosi vicini o lontani, diventa importante e decisiva per l’eternità. La nostra fede in Dio e il desiderio della vita eterna sono le motivazioni più profonde e vere di tutto il nostro vivere quotidiano e il sostegno per tutte le fatiche e tribolazioni quotidiane, così da saper trasformare già da adesso il nostro mondo secondo il progetto di Dio per il suo regno.