Dal territorio, 31 maggio 2025
"Non avevo mai avuto problemi di salute, non potevo immaginare una cosa così, io con tre aneurismi", racconta con un sorriso Giancarla, cremonese di 63 anni.
È arrivata due anni fa all’ospedale di Cremona in urgenza per la rottura di un aneurisma; è stata operata e dalla Tac di controllo hanno scoperto la presenza di altri due aneurismi cerebrali (non rotti).
"Si può convivere con un aneurisma cerebrale per anni, senza saperlo - spiega Michele Besana neuroradiologo interventista. - Quasi sempre lo si scopre per caso, grazie a una Tac o una risonanza eseguita per altri motivi. Non dà alcun sintomo, sino a quando non si rompe e allora è un’emergenza, o sino a quando non inizia a comprimere le strutture vicine del cervello".
L’aneurisma cerebrale è la malformazione vascolare più frequente. Consiste in una dilatazione patologica di un’arteria del cervello che, sottoposta alla pressione continua del sangue, può ingrandirsi lentamente fino a rompersi e provocare un’emorragia cerebrale.
"Nonostante la terribile esperienza del primo aneurisma, che non dimenticherò mai, oggi mi sento tranquilla: so di essere in buone mani. Aspetto con fiducia che mi chiamino, quando sarà il momento di operare anche l’altro", racconta Giancarla.
"La decisione di intervenire su un aneurisma non rotto è una presa di posizione delicata e dipende da diversi fattori - spiega Besana. - Da una parte, è fondamentale capire la dimensione, forma e posizione dell’aneurisma; dall’altra, contano anche le caratteristiche del paziente, come familiarità, età, ipertensione o abitudine al fumo. Quando il rischio legato all’aneurisma supera nettamente quello dell’intervento, allora ha senso procedere".
"Per trattare un aneurisma cerebrale non rotto esistono due vie - spiega Emilio Giazzi neuroradiologo interventista: - l’approccio neurochirurgico e quello endovascolare.
Il trattamento endovascolare è una procedura mini-invasiva. Attraverso l’arteria femorale o radiale, inseriamo un sistema di micro cateteri con cui raggiungiamo il cervello per bloccare il flusso di sangue nell’aneurisma. Per fare questo vengono utilizzati dispositivi come gli stent a diversione di flusso e altri strumenti intrasacculari", conclude Giazzi.
Dopo l’intervento, la Neuroradiologia di Cremona segue il paziente nel tempo: per i cinque anni successivi, il team contatta ogni persona operata per sapere come sta e programmare i controlli. "Sono sempre seguita, non devo preoccuparmi di nulla. Mi chiamano, si informano su come sto. Io continuo a fare la mia vita di prima in attesa della loro chiamata. Nel frattempo faccio la nonna a tempo pieno", conclude Giancarla.
Questa è la terza di sette video-storie che spiegano l’attività svolta in emergenza dell’équipe di Neuroradiologia diretta da Claudia Ambrosi e composta da Michele Besana, Emilio Giazzi, Gloria Maccabelli, Barbara Romano, Alessandro Scavuzzo. Sei specialisti impegnati nel trattamento di patologie complesse come ictus, aneurisma e stenosi vasale.
L’ospedale di Cremona è il centro di riferimento provinciale per il trattamento delle patologie neurovascolari tempo-dipendenti (come l’aneurisma cerebrale), sia in fase acuta (rottura improvvisa) che in elezione (diagnosi e intervento programmato). Si tratta di un’attività altamente specializzata necessaria per affrontare situazioni complesse in stretta collaborazione con le équipe di Neurologia, diretta da Stefano Gipponi e di Neurochirurgia, diretta da Antonio Fioravanti.