
Dal territorio, 23 ottobre 2025
(Luca Raimondi Cominesi) Deve restituire i 200mila euro ricevuti come indennizzo per la morte del marito, deceduto a causa del Covid.
Lo ha stabilito la Corte d’appello di Bologna, che ha ribaltato la sentenza di primo grado del tribunale di Parma, inizialmente favorevole alla donna. Secondo i giudici, infatti, la morte da Covid non può essere equiparata a un infortunio ai fini assicurativi.
La vicenda risale ai primi giorni della pandemia, nel marzo 2020, quando Dimitri, 51 anni, dipendente di una concessionaria d’auto di Parma e residente a Lodi con la famiglia, morì dopo essere stato ricoverato all’ospedale di Lodi. La compagnia assicurativa si era rifiutata di liquidare il premio previsto dalla polizza vita, sostenendo che la malattia infettiva non rientrasse tra le cause indennizzabili. La moglie aveva, dunque, fatto causa e ottenuto nel 2023 un verdetto favorevole. L’infezione da Covid poteva essere considerata “accidentale, esterna e violenta”, quindi assimilabile a un infortunio.
Ma la Corte d’appello ha rovesciato la decisione, stabilendo che "...se l’infezione virale, pur avendo effetti violenti, non deriva da una causa violenta, non può rientrare nella nozione di infortunio prevista dalla polizza". La donna, oltre a restituire i 200mila euro, è stata infine condannata al pagamento di 24mila euro di spese legali.
La vedova, ora, potrà valutare se presentare ricorso in Cassazione.