Crema, 22 luglio 2022

(Luigi Dossena) Ludovico il Moro non si è limitato alla cremasca Cecilia Gallerani, dalla quale ha avuto un figlio nel 1493, ma ha ottenuto le grazie anche di una seconda donna, anche lei cremasca e anche lei ritratta da Leonardo da Vinci nel celebre quadro La belle ferronière, oggi esposto al Louvre. Si tratta di Lucrezia Crivelli, nata a Crema, che era subentrata alla Gallerani. Ma nell'ultima parte del 1400 a Crema si susseguono episodi singolari. Nel 1457 i frati protestano per le loro condizioni e per attirare l'attenzione frate Bortolo sale le scale del palazzo comunale e arriva nella sala del podestà portando in spalla un asino che ha in groppa un sacco di farina. Due anni più tardi gelano tutte le vigne e il 27 maggio cade grandine grossa come uova (vi ricorda qualcosa?). Nel 1470 Crema è colpita da una grande inondazione e il Serio arriva fino a metà via Mazzini. Nello stesso anno nasce qui Vincenzo Civerchio, il più grande pittore cremasco. Infine, nel 1483 da Venezia risalgono il Po, l'Adda e il Serio quattro navi cariche di alimenti e masserizie che attraccano a Porta Ripalta. L'anno successivo si assiste a crollo delle mura federiciane tra Ponte Furio e il ponte levatoio e le pietre ostruiscono la roggia Crema.

Nella seconda metà del XV secolo dal nord arrivano gli ebrei che si stabiliscono nell'odierna via Manzoni (tra piazza Duomo e le quattro vie). Avviano l'attività sei o sette botteghe condotte da ebrei. La via era molto stretta (solo 120 centimetri) e alla sera le porte della strada venivano chiuse a chiave da un custode che riapriva la mattina successiva. In queste botteghe ci sono lavorazioni d'avanguardia per i tempi. Per esempio, in un documento si cita che a Crema, nella tipografia si dà alle stampe un libro 'alla maniera di Guteberg' cioè con i caratteri mobili. Tre ebrei ebbero gran parte nella storia. Uno era Moise da Martinengo, arrivato a Crema e subito sodale con altri due ebrei entrambi di nome Leone ed entrambi banchieri. Moise era il custode delle sostanze di Bartolomeo Colleoni (anche lui di Martinengo, dove oggi c'è ancora il suo castello). Colleoni viene chiamato a Venezia, dove si reca con i tre ebrei e dove il 24 maggio 1458 viene insignito del bastone del comando e fatto capitano generale. Ma alla morte del Colleoni (1475), che non figli maschi, ma solo femmine, i tre ebrei vedono la loro protezione terminare e si vedono costretti a lasciare Crema per Cremona dove, dietro pagamento di 10mila ducati, aprono tre banchi di vendita consorziati tra di loro. In uno di questi nasce il violino, che qualcuno dice aver visto i prodromi in una bottega a Crema, poco prima del trasloco degli ebrei a Cremona.

Ma questa è un'altra storia, la prossima.



La belle ferronnière di Leonardo da Vinci

Nei disegni, Bartolomeo Colleoni e piazza Duomo

Cecilia Gallerani

Ludovico Sforza, detto il Moro

Vincenzo Civerchio, pittore

I tre ebrei al servizio del Colleoni

Il ghetto ebraico di via Manzoni

Le prime immagini di Crema stampate da Jacopo Filippi in un libro

Documento della nascita del violino


(XXXI)

(Luigi Dossena) La battaglia di Agnadello, 14 maggio 1509, cambia le sorti di Crema e di gran parte del territorio, anche se non per molto. Le sorti della battaglia arridono al re di Francia Luigi XII, capo della lega di Cambrai, che vede con lui anche papa Giulio II. Il re è sceso in armi fino ai confini di Crema. L'esercito francese si scontra con quello della Serenissima. Alla testa dei francesi c'è il cremasco Gian Giacomo Trivulzio, entrato nelle grazie del re per avergli portato prigioniero Lodovico il Moro, a capo del ducato di Milano, famoso anche per la sua amante diciassettenne, Cecilia Gallerani, nata a Crema che resterà nella storia perché immortalata da Leonardo da Vinci. E' l'imperitura Dama con l'ermellino. Trivulzio riceve l'incarico il 26 marzo 1509. Intanto nel cremasco si mettono sentinelle su tutte le torri. Gian Giacomo Trivulzio è marito di Margherita Colleoni, parente di Bartolomeo Colleoni, il famoso condottiero con castello a Martinengo, ma anche con un palazzo in Crema dove fino a poco tempo fa c'era la sede della Provincia, in via Matteotti.

La battaglia, dunque. Le sorti della vicenda sono seguite da bordo campo (!) dai cronisti dell'epoca che attribuisco ai due eserciti da 20 a 50mila uomini ciascuno. In testa ai veneziani c'era il 67enne conte Nicolò Orsini con accanto Andrea Gritti, provveditore generale e futuro doge di Venezia. Tra le fila dei francesi c'è anche il famosissimo monsieur Jacques de La Palice, che morirà a Pavia nel 1525. Gian Giacomo Trivulzio prima della battaglia compie un sopralluogo dall'Adda al Tormo e schiera l'esercito a Vailate in modo da impedire i rifornimento agli avversari. La battaglia finale si gioca nei territori di Vailate, Agnadello, Cascine Gandini e Torlino. Alle 14 del 14 maggio cominciano gli scontri e i veneziani sembrano prevalere, ma alle 16 arriva un fortunale di inaudita violenza che dura tre ore, rende inoffensiva l'artiglieria veneziana e permette ai francesi di prevalere. Sul campo restano 14.600 soldati di ambo le parti.

Poi viene firmata la pace e il re di Francia viene nella nostra città.

Ma questa è un'altra storia, la prossima storia


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