Pandino, 14 agosto 2025
(Gianluca Maestri) Si è conclusa nei giorni scorsi l'ennesima avventura del pandinese Maurizio Limonta che, in sella alla sua Yamaha Teneré 700 e in compagnia dell’amico Massimo Elbi di Liscate (lui in sella a una Bmw Gs Adventure 1250) ha viaggiato per 31.000 chilometri di asfalto, sterrati e sentieri attraverso l’anima selvaggia dell’Alaska, le foreste infinite del Canada ed i panorami sconfinati degli Stati Uniti.
Dall’aria fredda del Grande Nord, dove le montagne si specchiano nei laghi cristallini e i ghiacciai sembrano toccare il cielo fino ai deserti e alle strade che si perdono all'orizzonte, ogni giorno per Maurizio e per Max è stato un incontro con una natura potente e autentica.
“Ho veramente respirato - racconta Limonta – il silenzio delle valli remote ed ammirato tramonti che incendiavano l’orizzonte”.
Un viaggio iniziato e terminato a Vancouver che non è stato solo un percorso geografico, ma un cammino dentro la libertà stessa: quella che solo una moto, la strada e l’immensità della natura sanno regalare.
“Ma soprattutto - continua Maurizio – un viaggio libero. Nessun tipo di intralcio o intoppo burocratico e poi la bellissima sensazione di poter abbandonare la moto con tutto il carico, inclusi casco, tuta e altro, ovunque fosse necessario: davanti a un caffè, a un negozio, senza legare nulla perché nessuno tocca niente. Che dire della bellezza delle strade, dove per migliaia e sottolineo migliaia, di chilometri non trovi un pezzo di carta, una bottiglia di plastica o dell'immondizia! Questo per me è impagabile; esattamente l'opposto delle nostre strade che purtroppo sono ormai discariche a cielo aperto”.
In sella alle loro moto Maurizio e Massimo hanno attraversato l’Alaska percorrendo tutte le sue strade, la Dalton, la Denali, la Top of the World, la Dempster fino a Tukayaktuk e tutti gli stati del Canada. Il centauro pandinese ne è convinto: “Ripartirei oggi stesso per ripercorrere a ritroso tutto il percorso, le emozioni sono state tante e uniche. Il British Columbia e l’Alberta mi rimarranno sempre nel cuore. Il passaggio poi negli Stati Uniti, dove abbiamo volutamente evitato le grandi città, ci ha permesso di immergerci in un'America autentica, lontana dalle luci e dai grattacieli, dove la vita scorre più lenta e il contatto umano è diretto, viaggiando quindi lungo le strade secondarie che serpeggiano tra i campi di grano infiniti, fattorie con silos d’acciaio giganteschi e case in legno sbiadite dal sole e vento. Nei piccoli centri, molto spesso con una sola strada principale, si respira un'aria familiare e chiunque ti saluta anche se non ti ha mai visto e se ti fermi e posteggi le moto dopo pochi attimi c’è sempre qualche curioso che si avvicina per guardarle e comincia a chiederti informazioni accompagnando la conversazione con espressioni tipiche del posto. Per non parlare degli Harleyisti con le loro Harley Davidson di tutti tipi, colori e cilindrate, anche loro amichevoli e curiosi. In alcuni casi ci hanno chiesto di posare per una foto davanti alle nostre moto. Ripeto, si conclude un viaggio che rifarei già da domani ed esorto chi volesse organizzare un prossimo viaggio in moto, camper o altro a considerare veramente il Canada e l'Alaska”.