Bagnolo, 1 giugno 2022

(Valentina Ricciuti) “Onore a te, nonno! Sono sicura che ovunque tu sia ora, stai sorridendo nel vedere la nostra famiglia così orgogliosa e unita nel tuo ricordo.”

Queste le parole di una splendida lettera scritta a suo nonno da parte di Monica Armanni, assessore alle politiche sociali del comune di Bagnolo Cremasco, oggi solo nipote. 

Domani Realdo Armanni verrà insignito della Medaglia d’onore proprio ai Cremona, città dove venne catturato durante un rastrellamento delle autorità tedesche. A ricevere l’onorificenza, i suoi quattro figli Bortolo, Pierina, Angelo e Anna Maria.

“Era il 9 settembre 1943 - ricorda Monica Armanni - il giorno dopo la proclamazione dell’armistizio. Nonno venne deportato, a 19 anni, prima in un lager e poi in un campo di lavoro dove la sua mansione era quella di raccogliere patate. Divenne così, la matricola n. 19429 poiché non volle aderire al partito fascista: era un uomo tutto d’un pezzo, non disposto a scendere a compromessi sui propri valori e non avrebbe mai accettato le ingiustizie.” 

Realdo ce l’ha fatta. Riuscirà a rientrare in Italia nell’ottobre del 1945, dopo la fuga dal campo, subito dopo la fine del conflitto e dopo mesi di un viaggio estenuante, a piedi. 

“Quello che si portano dentro i sopravvissuti noi lo possiamo solo immaginare. Ciò che so di nonno l’ho scoperto per lo più dai racconti di mia nonna, in quei lunghi e meravigliosi pomeriggi durante i quali, sdraiata sulle sue gambe, mi perdevo nelle narrazioni della sua vita. L’ho conosciuto anche attraverso il ricordo emozionato di mio padre e in quello dei miei zii, che hanno sempre guardato a lui con profonda ammirazione e timore. Timore, sì. Perché sapevano bene che vivere certe esperienze traumatiche l’aveva cambiato nel profondo. Vivere la sofferenza, la paura, la depravazione di una guerra è un viaggio dal quale non si torna più come prima. Colui che ha avuto la fortuna di non morire nei campi di concentramento si porterà dentro per sempre la consapevolezza di essere un sopravvissuto, in mezzo a tanti che ha visto deperire e morire sotto i propri occhi. Questo è quello che tanti dei nostri nonni hanno vissuto. La nostra vicinanza non può non andare a chi, oggi, purtroppo, vive la guerra, nemmeno troppo lontano da noi”.


Nelle foto, Realdo Armanni