Capergnanica, 15 settembre 2023
(Valentina Ricciuti) Una scelta in controtendenza quella di Filippo Frasson, laureato in agronomia e iscritto all’ordine degli agronomi, che ha lasciato il posto fisso in una multinazionale del settore (ha lavorato per Sygenta, Pioneer, DuPont) per vivere immerso nella natura incontaminata e offrire ai suoi clienti un sano e prelibato miele biologico e ha eletto a sua sede una piccola fattoria ai confini di Crema, a cascina Comuna, in via Capergnanica.
"Tante volte mi hanno chiesto come ho fatto - racconta Filippo - a fare quel primo salto per diventare un apicoltore in proprio. E' stato un atto di ribellione poiché, esser parte di quel sistema, per me era diventato insostenibile. Ero consapevole che ogni aumento di prodotti chimici di sintesi non biodegradabili nell'ambiente provoca effetti sinergici che si potenziano a vicenda in un intreccio di cause e concause che, per dirlo in modo semplice, va a intaccare l'albero e non solo a contaminarne i frutti. Sulle api questo è evidente perché su organismi piccoli, i residui dei fitofarmaci utilizzati in agricoltura, sono impattanti al punto tale da provocarne la morte".
Da qui la sua decisione di dedicarsi totalmente alle sue api, spostando gli alveari dalla pianura cremasca e portandole lontano, in boschi, prati, pascoli e colline.
"Sono un apicoltore nomade per differenziare il rischio. Le annate possono essere molto diverse e anche il miglior apicoltore del mondo, se ha un meteo avverso fa fatica a produrre miele. Porto le arnie anche nel cremasco e in particolare nel parco del Serio e dell'Adda, durante l'inverno, quando non sono in produzione. Ho filiali ad Albenga in provincia di Savona, in val di Taro in provincia di Parma, in alta Val Trebbia (sia sul versante ligure che emiliano), nel comune di Ottone e una nuova produzione in Sardegna".
Il suo prodotto ha così ottenuto la certificazione di miele biologico.
"E' una certificazione da parte della Comunità europea molto importante che garantisce controlli. Chi produce biologico non può utilizzare farmaci sulle api. Inoltre ho scelto di dare un valore aggiunto ai miei clienti e per questo porto le mie 300 arnie in alpeggio, per garantire anche un miele privo di inquinanti e in particolare di residui di pesticidi, presenti in grande quantità nella nostra campagna che predilige la monocoltura da mais".
Quanto riesce a produrre mediamente ogni anno?
"Per circa 20kg ogni alveare. In totale sono riuscito a produrre 30 quintali di miele".
Ci sono aiuti per chi come lei si impegna per una produzione sostenibile importante per la sopravvivenza delle api e la biodiversità?
"A differenza dei produttori agricoli, per gli apicoltori non non ce ne sono neppure per le annate difficili. Chi fa il mio mestiere, intraprendendo la filosofia del bio, fa fatica a mandare avanti una famiglia. C'è soltanto nel piano di sviluppo rurale la possibilità di acquistare nuovi macchinari con un 30-40% di sgravi fiscali, ma niente di più".
Che cosa produce??
"Sono legato alle mie radici e ai miei clienti. Oltre al miele (ailanto, amorpha fruticosa e melata) produco la pappa reale a Crema, i pollini di castagno (in collina a Ottone), la cera d'api che è utilizzata in cosmetica e per trattare i mobili in legno e la propoli che ha proprietà antibiotiche".