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Crema, 13 febbraio 2025
Più che un intervento è stata un’eccezionale lezione universitaria, quella che Antonio Ghezzi, ha tenuto martedì alla conviviale del Rotary club Crema.
Invitato dal presidente Antonio Grassi, nell’ambito della serie di conviviali dedicate all’innovazione e al cambiamento, Antonio Ghezzi, cremasco d’adozione, professore di strategia, imprenditorialità e trasformazione digitale al Politecnico di Milano, direttore dell’Osservatorio sturt up & scaleup e dell’osservatorio Space Economy, ha trattato il tema: Imprenditorialità, strategia e gestione del cambiamento.
Ghezzi ha spiegato che, in un mondo caratterizzato da volatilità, incertezza, complessità e ambiguità, prevale la rinuncia a previsioni a lungo termine.
Se si aggiungono l’innovazione sempre più digitale e distruptive e le difficoltà ad intraprendere azioni di cambiamento strategico e organizzativo, è evidente che l’incertezza sia la caratteristica principale del cambiamento oggi.
Poi Ghezzi ha elencato e analizzato alcuni dei motivi specifici che rendono difficile l’innovazione. Tra questi: le asimmetrie informative tra domanda e offerta di innovazione, la sindrome del non inventato qui (Not Invented Here), l’orizzonte temporale degli obiettivi (breve vs lungo periodo), la trappola del caso base, la rigidità e la richiesta di nuove competenze, la resistenza individuale biologica al cambiamento, la resistenza culturale organizzativa al cambiamento.
Nonostante queste difficoltà è necessario innovare. Due i motivi. Per una visione ottimistica: prosperare per rendere noi stessi e il mondo un posto migliore. Per una visione pessimistica (o realistica?): sopravvivere. Insomma si innova per ispirazione o per disperazione.
Ma come si rinnova?
Con un approccio strategico e sperimentale: digital strategy, digital transformation learn Startup. •
Oppure con la Corporate Entrepreneurship, cioè lo stimolo della vena imprenditoriale all’interno dell’impresa. Sulla valorizzazione dello spirito d’iniziativa dei dipendenti propensi al rinnovamento strategico. Un processo interno di sviluppo di un’azienda avente l’obiettivo di diversificare la propria proposta di valore al mercato, attraverso la ricombinazione delle risorse interne.
Ghezzi ha indicato una via pragmatica per innovare: la collaborazione imprese-startup.
Ne ha sottolineato i vantaggi: esposizione ad approccio innovativo per natura; visione divergente sul proprio mercato e sulla realtà (startup come veicolo di innovazione). Ancora: complementarietà con il proprio core business, benefici fiscali, possibili criticità, processo da costruirsi gradualmente, importanza non solo di investimenti economico-finanziari, ma anche di creazione di competenze.
Ghezzi ha concluso con la proiezione di un diagramma che evidenzia come l’Italia sia il fanalino di coda in Europa per gli investimenti per startup
Non è mancata l’intrusione nella filosofia-politica con la tecnocrazia. Ma questo è un altro discorso.