Crema News - Dal territorio - "Pago dopo", condannata

Dal territorio, 28 novembre 2025

(Andrea Bignami) Chiesta una condanna a un anno e quattro mesi di reclusione e mille euro di multa, condannata a un anno e sette mesi per due truffe commesse. Questo quando avvenuto in aula ieri nel processo per due truffe che fanno parte della serie del pago dopo che nel 2020, in pieno lockdown, aveva colpito diversi negozi e gastronomie della provincia si era conclusa grazie a un intervento della polizia. La responsabile di queste truffe è una donna di circa 35-40 anni residente a Vescovato, ieri condannata per insolvenza fraudolenta.

Il metodo che la donna metteva in atto variava nei dettagli, ma seguiva sempre lo stesso schema. Le telefonate partivano da Vescovato: una voce maschile, con un nome inventato, contattava negozi del territorio chiedendo una consegna per conto di qualcun altro. A volte parlava di un regalo, altre volte di un favore urgente. La promessa era sempre vaga ma rassicurante: "Passo in seguito a saldare". I commercianti preparavano l’ordine. Alla consegna si presentava una donna, ritirava la merce e spariva. Poco dopo il numero da cui arrivavano le chiamate diventava irraggiungibile.

La truffa attecchiva anche per il contesto: nel 2020, con le restrizioni e l’esplosione delle consegne a domicilio, molti esercizi erano più flessibili con pagamenti rimandati e richieste fatte “per conto terzi”. La dinamica appariva credibile e diversi esercenti, in buona fede, acconsentivano.

Nel giro di pochi mesi si erano accumulate circa quaranta denunce, anche se quasi la metà poi ritirate. Il ripetersi costante della stessa modalità aveva spinto polizia e carabinieri a monitorare il fenomeno, mentre i commercianti si erano organizzati con un gruppo WhatsApp per condividere numeri sospetti e segnalazioni.

La svolta arriva il 1° dicembre 2020. La telefonata parte da Vescovato e arriva alla gastronomia Buonpalato, in via San Tomaso a Cremona. Voce maschile, nome falso, richiesta di consegna a Vescovato e pagamento per 290 euro rimandato: il titolare riconosce lo schema. Dal gruppo WhatsApp dei commercianti arriva la conferma. Parte la segnalazione alla polizia.

Il commerciante sale sul furgone aziendale insieme all’agente Paolo Mori della Squadra Mobile, mentre una pattuglia segue il mezzo a distanza. Arrivano a Vescovato poco prima di mezzogiorno. In via 25 Aprile si presenta la donna, pronta a ritirare la merce. Mori la riconosce subito: "In quel periodo - ha spiegato - noi e i carabinieri avevamo raccolto numerosissime denunce da commercianti vittime di truffe secondo ben precise modalità. Il modus operandi era sempre lo stesso".

Fermata e identificata, scatta la fase conclusiva dell’indagine.

Dopo il fermo, gli agenti perquisiscono l’abitazione di via Bissolati, dove la donna viveva con la compagna Debora e con Giovanni, ex marito di lei. Le telefonate ai commercianti venivano fatte utilizzando un telefono intestato a Debora. Nel procedimento più recente, concluso il 26 novembre 2025, Debora è stata assolta (difesa dall’avvocata Chiara Fredi). Assolto anche Giovanni. "Era al lavoro, non era lui al telefono", ha chiarito la difesa, rappresentata dall’avvocata Stefania Giribaldi.