
Dal territorio, 03 giugno 2025
(Niall Ferri) Su quasi 8000 comuni italiani, solo 296 nel 2023 hanno collaborato con l’Agenzia delle Entrate per segnalare possibili casi di evasione fiscale. È il 3,7% del totale.
A dirlo è la Cgia di Mestre, che torna a puntare il dito contro l’inerzia di molte amministrazioni locali. Dal 2005 i comuni hanno la possibilità di ricevere una quota delle somme recuperate dal fisco, a patto che segnalino situazioni sospette legate a Irpef, Ires, Iva, tributi catastali, imposte ipotecarie o sul registro. In cambio, viene riconosciuto loro un premio pari al 50% di quanto incassato, grazie alla segnalazione. Ma i numeri dicono altro.
Nel 2022 i comuni attivi erano 311, nel 2021 solo 242. Il picco si è avuto nel 2010, con 1168 enti impegnati. Da allora, il trend è andato in calo. Nel 2023, le segnalazioni utili sono state 7.480, con un recupero di 11,4 milioni di euro, di cui solo 6 milioni redistribuiti ai comuni. Tra i più attivi ci sono Milano (873 segnalazioni), Genova (381), Prato (184) e Torino (154). Ma la stragrande maggioranza dei comuni, compresa Cremona (al ventunesimo posto della classifica con poco meno di 8mila euro recuperati), è rimasta ferma. Nessuna segnalazione.
“Se da una parte si parla tanto di lotta all’evasione – osserva la Cgia – dall’altra molti sindaci scelgono di non intervenire, nemmeno quando potrebbero avere un ritorno economico. O è paura di esporsi o semplice disinteresse”.
Dal 2025, il meccanismo di premialità cambierà: la quota spettante ai comuni sarà raddoppiata (dal 50 al 100%) per i tributi incassati grazie alle segnalazioni, con l’obiettivo di incentivare maggiormente la collaborazione. Ma resta il problema di fondo: in alcune aree del Paese, soprattutto nel Mezzogiorno, l’evasione è più alta, ma le denunce da parte dei comuni sono quasi inesistenti. E i numeri lo confermano: Agrigento ne ha fatte solo 267, Napoli appena 5, Palermo zero. Secondo la Cgia, serve una svolta culturale: “Chi amministra deve scegliere se stare dalla parte della legalità o voltarsi dall’altra parte”.