Crema, 18 maggio 2022

(Luigi Dossena) Anno 1398, anno della pace tra Guelfi e Ghibellini. Una pace suggellata nel castello di Ricengo tra il ghibellino Rinaldo dei conti di Camisano e per i guelfi Compagno Benzone. La promessa è che tutti potranno entrare in Crema. E così è, ma solo perché Rinaldo il giorno dopo ne approfitta e mette a ferro e fuoco la città, mandando alla forca sei esponenti di spicco dei guelfi e spedendone altri 200 in prigione o in esilio. Tra questi anche Compagno Benzone e il padrone di casa del castello di Ricengo, Nicolò Vimercati. Intanto Caterina Visconti, vedova di Giangaleazzo, con due figli piccoli governa il ducato di Crema, fin tanto che il figlio Gianmaria diventa dominus della città. Per ringraziamento Gianmaria fa assassinare la madre, mentre il fratello minore Filippo vive a Monza, nel terrore di essere a sua volta ucciso. Pessima sorte per il fratellastro Gabriello Visconti, fatto decapitare a Pavia a 22 anni. Non sarà una morte dolce neppure per Gianmaria che a sua volta verrà pugnalato durante una congiura.

Nella lotta tra guelfi.e ghibellini, i primi assaltano i secondi che si rifugiano nel castello visconteo di Porta Ombriano. I guelfi chiamano in aiuto i cremonesi, con Cabrino Fondulo che arriva in città con quattro spingarde, armi mai viste ed espugna il castello.

A guidare le lotte dei guelfi ci sono tre Benzoni, i fratelli Bartolomeo e Paolo e il cugino Giorgio. Ai due fratelli il gran consiglio di 200 guelfi riunito nel palazzo comunale conferisce la signoria della città. Siamo nel 1403. La pace dura poco perché nel maggio 1405 Giovanni Maria Visconti, prima di cadere assassinato, vuole punire Cremona e il suo signore Carlo Cavalcabò per aver dato vita con Lodi, Brescia e Crema alla Lega anti Visconti e decide una spedizione che deve passare anche da Crema. I due Benzoni decidono di ritirarsi nel castello, per sfuggire all'assalto di Visconti, ma la soluzione si rivelerà una trappola mortale perché scoppia una epidemia di peste e i due signori muoiono. Siamo nel settembre del 1405, quando Giorgio Benzoni si fa erede della signoria di Crema ne diventa signore, ottiene i diritto dall'imperatore di battere moneta dall'imperatore Sigismondo di Lussemburgo.

Ma questa è un'altra storia.



Nei disegni, Caterina Visconti

Giorgio Benzoni

La fuga di Giorgio Benzoni

La Zecca di Crema

Paolo e Bartolomeo Benzoni, signori di Crema

Gabriello Visconti

Giorgio Benzoni che succede a Paolo e Bartolomeo

Il castello di Ricengo, dove venne firmata la finta pace tra Guelfi e Ghibellini

Filippo Maria Visconti, duca di Milano

La biscia diventa il drago Tarantasio, che simboleggerà poi Milano


XXI puntata

Crema, 03 maggio 2022

(Luigi Dossena) Siamo nella seconda metà del XIV secolo e il borgo acquista una forma più cittadina. Le strade vengono sistemate, c'è una rete irrigua, le vie di comunicazione esterne sono rese più sicure. Prima si regola l'Acqua Rossa poi, nel 1361 la roggia Ora a Ombriano, quindi la Malcontenta che parte dal Serio. Infine la Comuna e la Quarantina.

Il Duomo di Crema è finito da pochi anni e in una campata i due architetti che lo costruirono, Dinus Jacobus de Gabiano e Dinus Gracius de Prata lasciano inciso i loro nomi, a futura memoria.

Tempo anche di ospedali per i malati. Davanti ai notai Giovanni de Vairano, Giovacchino Civerchi e Giacomino de Castelli, 14 cittadini fondarono un ospizio per gli infermi chiamato Domus dei, posizionato a S. Pietro, tra l'albergo Stella e le scuole elementari di S. Pietro. L'ospedale pose fine al problema dei ricoveri. Sin lì in città c'erano una ventina di ospizi laici o tenuti dal clero, con pochi posti letto dove chi entrava non aveva molte garanzie di uscire e dove le ruberie erano all'ordine del giorno.

Nel 1354 Carlo IV dona la città di Crema a Bonifacio de'Lupi, marchese di Soragna e vassallo dell'impero. Bonifacio sposa una Benzoni e ha un figlio, Giovannino, a cui lascia in eredità la città. Ma la zona resta sotto il dominio dei Visconti. A Bernabò spettò la nostra città che la passò al figlio Carlo (la mamma era Regina della Scala). Bernabò fece costruire un sontuoso castello che diede al figlio Carlo presso porta Ombriano nel 1364 con camera da letto eccezionalmente bella, detta paradiso, lasciamo immaginare il perché. La fortuna di Carlo Visconti cessò nel 1385, quando il padre Bernabò viene detronizzato e costretto a fuggire dal nipote Giangaleazzo.

Ancora acqua sotto i ponti, quando nel1396 Gasparino e Geraldino Alchini firmano davanti al notaio il diritto di prendere acqua da Mozzanica per 20 fiorini l'anno. Viene così scavata la roggia Alchina.

Siamo ormai nel 1400, quando si staglia all'orizzonte la signoria dei Benzoni. Ma questa è un'altra storia.


XXII puntata

(Luigi Dossena) Sette signori di Crema della dinastia dei Visconti si succedettero per 70 anni nel dominio della nostra città. La storia menziona dapprima i signori e poi il ducato di Crema. SI comincia il 18 ottobre 1335, quando Azzone Visconti riceve le chiavi della città in segno di resa dai cremaschi. Signoria breve, la sua perché morirà nel 1339. Il suo posto venne preso dagli zii Luchino e Giovanni, quest'ultimo arcivescovo di Milano. L'ufficialità arriva addirittura dal papa Benedetto XII che conferisce ai due fratelli la signoria di Crema, dietro compenso annuo di 10mila fiorini da pagare nel giorno di S. Pietro e Paolo. Ma Luchino Visconti, approfittando della lontananza del papa (la sede era ad Avignone) fa un colpo di mano e si libera del papato. Tuttavia la storia non finisce qui perché Luchino a sua volta si libera di Giovanni e resta da solo al potere, ma nel 1349 finisce avvelenato, pare da sua moglie e l'arcivescovo Giovanni torna al potere. Morirà nel 1354 lasciando erede della signoria, che comprendeva Crema e altre 17 città, tra le quali Milano, Bernabò Visconti. Quest'ultimo stabilì la sua sede a Milano e a Crema. Nel palazzo oggi Terni (via Bartolino Terni) lasciò il figlio Carlo e la moglie Beatrice (detta Regina della Scala per le sue arti regali). Tutto questo fino al 1379, quando il nipote Giangaleazzo muove guerra a Bernabò e lo caccia da Milano, mentre a Crema Carlo viene esautorato da potere e castello. La città passa poi sotto il dominio di Giangalezzo, figlio di Galeazzo che resta al potere fino alla morte, avvenuta il 3 settembre 1402. A lui succede il suo primogenito, Giovanni Maria che però deve dividere il territorio con il figlio naturale di suo padre, Gabriello, il quale aveva ottenuto l'investitura addirittura da re Venceslao. E' proprio Gabriello con la moglie di Giangaleazzo, Caterina Visconti, a governare la città come ultimo signore.

Tuttavia, prima c'è un altro importante fatto storico. Nel 1385 la città diventa un ducato. Il 25 settembre Giangalezzo Visconti paga 100mila fiorini d'oro a re Venceslao e acquista il titolo di duca, con la possibilità di trasmetterlo ai suoi discendenti. Crema, assieme ad altre 25 città, acquista il ruolo di ducato.

Poco dopo riprende fiato la lotta tra guelfi e ghibellini. Ma questa è un'altra storia.


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