Crema, 16 maggio 2024

(Bernardo Zanini) Al cumandant Ragnì

Nel 1517 le milizie spagnole sconfinando e aiutate dai soliti cremonesi, invasero il territorio cremasco. Assaltavano interi paesi mettendo in fuga dei poveri contadini inermi, impauriti e colti a tradimento. Ma quando questa marmaglia di soldati si spinse fino a Izano, si accorse con rammarico che la musica era cambiata e da assalitori divennero assaliti. Il curato del paese don Ragnini, soprannominato cumandant Ragnì, aveva organizzato la difesa del paese e addestrato gli uomini al combattimento. Aveva recuperato nelle case, cantine e solai le armi più svariate, archibugi, spade , spadoni, picche, alabarde, balestre, forconi e aveva fatto scavare fossati, trinceramenti e rialzato le difese. Gli spagnoli vennero presi alla sprovvista dai contadini che combattevano furiosamente spronati da Don Ragnì che gridava: all’assalto, combattete, combattete, così si sbandarono dandosi alla fuga. Molti vennero uccisi e altri presi prigionieri vennero portati a Crema legati, accompagnati dalla benedizione da Don Ragnì con an mas da ùrtighe.


La storia di Mauro Picenardi

Mauro Picenardi, pittore cremasco, nacque a Crema il 15 di gennaio del 1735, nella parrocchia di San Giacomo, in via Teresine, chiamata in quel tempo Canton del mondo alla roversa. Pittore molto discusso anche ai nostri giorni, i critici lo accusano di ripetere sempre gli stessi soggetti, cambiando solo i colori, è stato un pittore incapace di fare innovazioni, stanco, svogliato nel suo lavoro, praticamente l’era vù chel ghia la canèta da edre da dre a la schena. Si racconta che nel 1783 mentre stava affrescando la volta della chiesa di Ripalta Arpina, l’artista proseguiva il suo lavoro molto lentamente. Un giorno il parroco e i parrocchiani decisero di togliergli la scala per scendere all’impalcatura. Tutto l’occorrente per dipingere gli veniva issato tramite un cestello legato a una corda. Il Picenardi, per potersi togliere da quell’incomoda situazione, dovete lavorare giorno e notte, fino a quando a opera ultimata, il parroco rimise la scala e il pittore potè finalmente scendere.


Statue enigmatiche

Nel 1800 ritornarono i francesi a Crema a governarci e derubarci peggio ancora di Napoleone. In quella occasione chi l’ghia dei cùnt da rangià, al gha mia perdit temp e di conseguenza scoppiarono gravi tumulti. Alcuni scalmanati entrarono nel palazzo Benzoni, l’ex palazzo di giustizia e ora sede della biblioteca comunale e asportavano parecchie statue, anche nel palazzo Vimercati Sanseverino fecero sparire quattro statue di uomini d’armi. Altri ancora irruppero in un convento, prelevando due statue raffiguranti due frati e da Porta Ombriano tolsero due busti della famiglia Vimercati. Nel 1803 il governo in carica, decretò che Crema era una città aperta, pertanto si demolì il castello di Porta Serio, altro mester cremasc e si smantellarono le varie porte costruite con torri e ponti levatoi, come porta Ombriano, porta Pianengo, Porta Serio e porta Ripalta, il cui portone si trova alle intemperie addossato all’esterno del salone Pietro da Cemmo. Le attuali porte vennero erette nel 1805/7 da un architetto cremonese; poi si riciclarono le statue trafugate, i quattro uomini d’arme vennero collocati all’interno verso la piazza di Porta Serio, mentre le statue dei due frati vennero mutate a colpi di scalpello in due donne, una raffigurante l’Italia e altra la Francia e messe sul davanti della Porta Serio e i busti dei Vimercati ritornarono al loro posto a Porta Ombriano.