Crema, 29 giugno 2022

(Luigi Dossena) Filippo Maria Visconti era uno spendaccione e alla sua morte, 13 agosto 1447, non lascia eredi, ma un mare di debiti, tanto che già durante il funerale scoppiano liti. Francesco Sforza, sin qui anonimo capitano di ventura, capisce cosa sta succedendo e stringe patti con Venezia, firmando un accordo a Rivoltella Cremasca. Nel frattempo nasce la repubblica Ambrosiana, della quale Crema fa parte. Intanto si preparano gli schieramenti e l'anno successivo, a giugno, Bartolomeo Colleoni passa, armi e bagagli con Venezia. Nonostante questo tradimento, Francesco Sforza batte la Serenissima nella battaglia di Caravaggio, settembre 1448. Poco dopo Venezia cinge d'assedio Crema, che capitolerà nel settembre 1449. Comincia il dominio della Serenissima. Nel 1450 il bresciano Giovanni Martinengo è nominato podestà della città e l'anno successivo fa demolire il castello di Porta Ombriano, mentre da Venezia arriva la concessione dell'istituzione di un collegio di giuristi. Nel 1452 arriva a Crema l'allume, cioè la pratica di lavorare il vetro, nella quale i veneziani sono maestri. Nel 1452 il veneziano Andrea Dandolo è il signore di Crema che, prevedendo la guerra, fa ricostruire la torre al Campo di Marte e allargare il fossato intorno alla città inoltre, presso gli odierni Giardini, vengono costruiti cinque mulini per rifornire la città di farina. Come previsto, nel 1452 Francesco Sforza attacca Crema, ma arriva un'epidemia di peste e chi si ammala viene portato al Marzale e alloggiato nella chiesetta. Si arriva alla pace, con la rinuncia da parte dello Sforza dei territori e delle città di Crema, Bergamo e Brescia, mentre a Milano vanno la Ghiara d'Adda, il cremonese e Soncino.

Nel 1453 Tommaso Zurla è a Venezia per ottenere il permesso di istituire il collegio dei notai. Torna con il compito di nominarne sedici e l'anno successivo è la volta dei commercianti che si vedono concedere il permesso di istituire il collegio dei mercanti.

Sotto Venezia Crema si fa bella. Nel 1455 le strade vengono lastricate con pietre, mattoni e acciottolati, quindi si apre una fabbrica di panni in lana e si mette mano al riassetto dei boschi, incaricando due cittadini di porre rimedio alle devastazioni delle guerre.

Nel 1471 termina la costruzione della chiesa di S. Domenico e nel 1474 viene costruito il colonnato di piazza Duomo.

La pace dura fino al 1483, quando Milano riprova l'assedio a Crema, ma senza successo e i cremaschi, memori del pericolo, incaricano Giovanni Antonio Marchi per la costruzione delle mura venete. L'opera comincia nel 1488 e sarà terminata solo nel 1509.

Ma questa è un'altra storia, la prossima.



Nei disegni, Crema nel 1449

Il castello di Porta Serio

Stemma di Crema e Venezia fusi insieme

L'architetto De Marchi, costruttore delle mura

Fulmini danneggiano il campanile

Piazza del Duomo con gli abbeveratoi per i cavalli

Il cantiere in piazza Duomo con le colonne

Crema al tempo dei Visconti





XXI puntata

(Luigi Dossena) Siamo nella seconda metà del XIV secolo e il borgo acquista una forma più cittadina. Le strade vengono sistemate, c'è una rete irrigua, le vie di comunicazione esterne sono rese più sicure. Prima si regola l'Acqua Rossa poi, nel 1361 la roggia Ora a Ombriano, quindi la Malcontenta che parte dal Serio. Infine la Comuna e la Quarantina.

Il Duomo di Crema è finito da pochi anni e in una campata i due architetti che lo costruirono, Dinus Jacobus de Gabiano e Dinus Gracius de Prata lasciano inciso i loro nomi, a futura memoria.

Tempo anche di ospedali per i malati. Davanti ai notai Giovanni de Vairano, Giovacchino Civerchi e Giacomino de Castelli, 14 cittadini fondarono un ospizio per gli infermi chiamato Domus dei, posizionato a S. Pietro, tra l'albergo Stella e le scuole elementari di S. Pietro. L'ospedale pose fine al problema dei ricoveri. Sin lì in città c'erano una ventina di ospizi laici o tenuti dal clero, con pochi posti letto dove chi entrava non aveva molte garanzie di uscire e dove le ruberie erano all'ordine del giorno.

Nel 1354 Carlo IV dona la città di Crema a Bonifacio de'Lupi, marchese di Soragna e vassallo dell'impero. Bonifacio sposa una Benzoni e ha un figlio, Giovannino, a cui lascia in eredità la città. Ma la zona resta sotto il dominio dei Visconti. A Bernabò spettò la nostra città che la passò al figlio Carlo (la mamma era Regina della Scala). Bernabò fece costruire un sontuoso castello che diede al figlio Carlo presso porta Ombriano nel 1364 con camera da letto eccezionalmente bella, detta paradiso, lasciamo immaginare il perché. La fortuna di Carlo Visconti cessò nel 1385, quando il padre Bernabò viene detronizzato e costretto a fuggire dal nipote Giangaleazzo.

Ancora acqua sotto i ponti, quando nel1396 Gasparino e Geraldino Alchini firmano davanti al notaio il diritto di prendere acqua da Mozzanica per 20 fiorini l'anno. Viene così scavata la roggia Alchina.

Siamo ormai nel 1400, quando si staglia all'orizzonte la signoria dei Benzoni. Ma questa è un'altra storia.


XXII puntata

(Luigi Dossena) Sette signori di Crema della dinastia dei Visconti si succedettero per 70 anni nel dominio della nostra città. La storia menziona dapprima i signori e poi il ducato di Crema. SI comincia il 18 ottobre 1335, quando Azzone Visconti riceve le chiavi della città in segno di resa dai cremaschi. Signoria breve, la sua perché morirà nel 1339. Il suo posto venne preso dagli zii Luchino e Giovanni, quest'ultimo arcivescovo di Milano. L'ufficialità arriva addirittura dal papa Benedetto XII che conferisce ai due fratelli la signoria di Crema, dietro compenso annuo di 10mila fiorini da pagare nel giorno di S. Pietro e Paolo. Ma Luchino Visconti, approfittando della lontananza del papa (la sede era ad Avignone) fa un colpo di mano e si libera del papato. Tuttavia la storia non finisce qui perché Luchino a sua volta si libera di Giovanni e resta da solo al potere, ma nel 1349 finisce avvelenato, pare da sua moglie e l'arcivescovo Giovanni torna al potere. Morirà nel 1354 lasciando erede della signoria, che comprendeva Crema e altre 17 città, tra le quali Milano, Bernabò Visconti. Quest'ultimo stabilì la sua sede a Milano e a Crema. Nel palazzo oggi Terni (via Bartolino Terni) lasciò il figlio Carlo e la moglie Beatrice (detta Regina della Scala per le sue arti regali). Tutto questo fino al 1379, quando il nipote Giangaleazzo muove guerra a Bernabò e lo caccia da Milano, mentre a Crema Carlo viene esautorato da potere e castello. La città passa poi sotto il dominio di Giangalezzo, figlio di Galeazzo che resta al potere fino alla morte, avvenuta il 3 settembre 1402. A lui succede il suo primogenito, Giovanni Maria che però deve dividere il territorio con il figlio naturale di suo padre, Gabriello, il quale aveva ottenuto l'investitura addirittura da re Venceslao. E' proprio Gabriello con la moglie di Giangaleazzo, Caterina Visconti, a governare la città come ultimo signore.

Tuttavia, prima c'è un altro importante fatto storico. Nel 1385 la città diventa un ducato. Il 25 settembre Giangalezzo Visconti paga 100mila fiorini d'oro a re Venceslao e acquista il titolo di duca, con la possibilità di trasmetterlo ai suoi discendenti. Crema, assieme ad altre 25 città, acquista il ruolo di ducato.

Poco dopo riprende fiato la lotta tra guelfi e ghibellini. Ma questa è un'altra storia.


XXIII puntata

(Luigi Dossena) Anno 1398, anno della pace tra Guelfi e Ghibellini. Una pace suggellata nel castello di Ricengo tra il ghibellino Rinaldo dei conti di Camisano e per i guelfi Compagno Benzone. La promessa è che tutti potranno entrare in Crema. E così è, ma solo perché Rinaldo il giorno dopo ne approfitta e mette a ferro e fuoco la città, mandando alla forca sei esponenti di spicco dei guelfi e spedendone altri 200 in prigione o in esilio. Tra questi anche Compagno Benzone e il padrone di casa del castello di Ricengo, Nicolò Vimercati. Intanto Caterina Visconti, vedova di Giangaleazzo, con due figli piccoli governa il ducato di Crema, fin tanto che il figlio Gianmaria diventa dominus della città. Per ringraziamento Gianmaria fa assassinare la madre, mentre il fratello minore Filippo vive a Monza, nel terrore di essere a sua volta ucciso. Pessima sorte per il fratellastro Gabriello Visconti, fatto decapitare a Pavia a 22 anni. Non sarà una morte dolce neppure per Gianmaria che a sua volta verrà pugnalato durante una congiura.

Nella lotta tra guelfi.e ghibellini, i primi assaltano i secondi che si rifugiano nel castello visconteo di Porta Ombriano. I guelfi chiamano in aiuto i cremonesi, con Cabrino Fondulo che arriva in città con quattro spingarde, armi mai viste ed espugna il castello.

A guidare le lotte dei guelfi ci sono tre Benzoni, i fratelli Bartolomeo e Paolo e il cugino Giorgio. Ai due fratelli il gran consiglio di 200 guelfi riunito nel palazzo comunale conferisce la signoria della città. Siamo nel 1403. La pace dura poco perché nel maggio 1405 Giovanni Maria Visconti, prima di cadere assassinato, vuole punire Cremona e il suo signore Carlo Cavalcabò per aver dato vita con Lodi, Brescia e Crema alla Lega anti Visconti e decide una spedizione che deve passare anche da Crema. I due Benzoni decidono di ritirarsi nel castello, per sfuggire all'assalto di Visconti, ma la soluzione si rivelerà una trappola mortale perché scoppia una epidemia di peste e i due signori muoiono. Siamo nel settembre del 1405, quando Giorgio Benzoni si fa erede della signoria di Crema ne diventa signore, ottiene i diritto dall'imperatore di battere moneta dall'imperatore Sigismondo di Lussemburgo.

Ma questa è un'altra storia.


XXIV puntata

(Luigi Dossena) Nel 1423 fugge da Crema il signore, Giorgio Benzoni, che lascia così mano libera ai ghibellini, che rientrano in città. Parte il dominio dei Visconti, che mandano a Crema un commissario ducale, Franco Castiglioni. Tuttavia, Giorgio Benzoni non se ne sta con le mano in mano, ma si fa assoldare da Venezia e dà l'assalto alla viscontea Brescia, ottenendo crediti importanti con la Serenissima. Infatti il senato lo nomina nobile veneziano. In città nel 1439 si comincia a costruire un convento per gli agostiniani, il più importante della Lombardia. Nasce così il Sant'Agostino, ancora oggi centro della cultura della città. Due anni più tardi Borso d'Este ottiene da Milano il dominio di Crema; il cavaliere era in credito con Filippo Maria Visconti e ottiene in cambio la nostra città, mentre poco dopo, nel 1441 Milano e Venezia firmano un trattato di pace che però dura poco, solo cinque anni. Nel 1446 signore della nostra città è Carlo Gonzaga, mantovano, che come prima mossa espelle dai confini 2500 guelfi cremaschi, impedendo di fatto che questa fazione si accordi con Venezia. Oltre a questa mossa, c'è anche la condanna al confino di Giorgio Benzoni e di suo figlio Venturino, che ormai erano al soldo di Venezia. Di più, perché vengono confiscati tutti i beni dei Benzoni e dei guelfi. Ma l'anno successivo muore Filippo Maria Visconti, senza lasciare eredi maschi. Un solo giorno dopo la sua morte, il 14 agosto 1447, c'è una riunione di alti dignitari nella quale si decide di proclamare la repubblica di S. Ambrogio. Il 2 settembre entra in Crema Gasparo Vimercati, commissario della repubblica, che invita a Milano i maggiorenti cittadini e una volta là, sono chiamati a giurare fedeltà alla repubblica di S. Ambrogio. Ma Venezia non attende oltre e assalta i milanesi che vengono sconfitti da Francesco Sforza e si consegnano insieme all'esercito.

Comincia le manovre che porteranno Venezia il 16 settembre 1449 a diventare dominatori del territorio.

Ma questa è un'altra storia, la prossima.


XXV puntata

(Luigi Dossena) La prima volta che viene citata la provincia è in un atto del 1403. Per la verità si parla di provincia cremasca, in quanto Crema non è ancora città e come tale non poteva avere una sua provincia. Diventerà città nel 1450 e conterà 8000 abitanti. Il territorio della provincia corrisponde al cremasco con Pandino, Agnadello fino a Misano Gera dAdda. Solo più tardi saranno aggiunti Soncino e Antegnate, Tempo di querre l'inizio del secolo, con fortificazioni che nascono come funghi. I paesi pensano a difendersi e mura sorgono a Montodine, Ripalta Arpina, Palazzo Pignano, Scannabue e poi a Sergnano, Pianengo, Ricengo, Casaletto Vaprio, Madignano. Torri d'avvistamento a Montodine e Ripalta Guerina. Tutto si vende e si compra e nel 1408 Bergamo viene venduta a Pandolfo Malatesta per 30mila ducati.

In città viene abbattuto il battistero, che si elevava sulla parte destra del Duomo (dove c'è ora il palazzo vescovile).

Nel 1413 Giorgio Benzoni tratta con l'imperatore Sigismondo di Lusserburgo la signoria di Crema che ottiene pagando 370 ducati, con l'aggiunta di poter battere moneta. Nove anni più tardi però, Crema passa sotto il dominio di Milano di Filippo Maria Visconti, che toglie la signoria a Benzoni ma lo nomina Conte, dopo averlo minacciato di decapitazione. Podestà di Crema era Enrico Zurla Vimercati che era un usuraio insieme a Gioan Tommaso. Quando si avvicinarono alla morte, per salvarsi l'anima, i due fecero testamento a favore dei frati di S. Agostino, a patto che con i denari costruissero un convento in città e venissero a dimorarvi. Venne da Milano Fra' Martino che la spuntò con i Visconti, che volevano prendersi l'eredità . Ma Fra' Martino vinse e fondò il convento di S. Agostino (oggi centro culturale). A cominciare la costruzione fu fra' Rocco de' Porzi il quale acquistò alcune case della famiglia Pandini dando vita così al convento di S. Agostino.

Ad agitare le acque fu un ex guardiano dei porci, assurto non si sa come al titolo di Conte di Carmagnola. Francesco Bussone, questo il suo nome, ebbe un percorso cremasco perché avrebbe voluto far sposare sua figlia a Venturino, figlio di Giorgio Benzoni, conte davvero. Il padre osteggiò in tutti i modi il matrimonio del figlio e non ne volle sapere di quel mercenario che si destreggiava tra Milano e Venezia e che fu la causa prima della guerra tra le due città. C'è da dire che Carmagnola perse letteralmente la testa sulla piazza di Venezia, come traditore perché entrato in un gioco di tradimenti reciproci per la conquista della rocca di porta Serio. Una serie di doppi giochi che, alla fine vide perdente proprio il Carmagnola.

Quindi, Venezia avanza. Ma questa è un'altra storia, la prossima.


XXVI puntata

(Luigi Dossena) Marzo 1448. I Ghibellini sono all'interno del Duomo, fa freddo e la legna sul fuoco scarseggia. Uno di loro prende un grande crocifisso e lo getta nelle fiamme. Il podestà, venuto a sapere del fatto, interviene per farlo togliere immediatamente. Quando arrivano le guardie per togliere dal fuoco il crocifisso, ci si accorge che il fuoco non lo ha intaccato e che il Cristo ha le gambe ritratte, come a preservarsi dalle fiamme. E' il miracolo del crocifisso, opera ancora presente nel nostro Duomo.

Nel 1444 nasce a Crema Gian Giacomo Trivulzio. Il padre era stato inviato in città dalla repubblica di S. Ambrogio come commissario a sostegno del podestà Nicola de' Giorgi. Nel 1446 nascono i presupposti dell'assalto di Venezia a Crema. In quell'anno Francesco Sforza sposa la tredicenne Bianca Maria Visconti. Il padre di lei dà loro in regalo Cremona, salvo poi rivolerla indietro. I veneziani vengono a sostegno di Francesco Sforza e inviano l'esercito che ingaggia una battaglia nei pressi di Casalmaggiore, sbaragliando i milanesi e marciando poi verso Milano. A Crema, da Milano, viene inviato il commissario Gasparo Vimercati per evitare che i guelfi si alleino con Venezia. Il commissario chiama tutti gli uomini da 15 a 60 anni fuori dalle mura di Crema e poi chiude fuori tutti i guelfi. Rientra in città e intima ai guelfi rimasti di andarsene, pena la morte. Poco dopo, Francesco Sforza stipula a Rivoltella Cremasca un trattato segreto con i veneziani, lasciando loro i territori di Brescia e Bergamo e rinuncia a Crema, mentre Venezia si impegna a lasciare i territori del ducato di Milano. Stipulato il patto i veneziani, nel febbraio del 1449 cingono d'assedio la città di Crema, aiutati dai guelfi cremaschi che erano stati espulsi dal Vimercati. Il 16 settembre 1449 i veneziani entrano in città con Andrea Dandolo che prende possesso di Crema a nome della Serenissima. Comincia il dominio di Venezia. Nel 1450 viene eletto il doge Marcello e da Crema viene inviato Giovanni Benzoni come ambasciatore cremasco che gli porta il sigillo della città.

Ma questa è un'altra storia, la prossima.


XXVII puntata

(Luigi Dossena) Assedio di Venezia che vuole conquistare Crema, con l'aiuto dei Guelfi, espulsi dalla città poco prima. Siamo all'inizio di febbraio del 1449 quando la Serenissima sferra l'attacco. La battaglia infuria e i cremaschi resistono. All'interno delle mura ci sono persone che difendono strenuamente la città. Tra queste, donna Cicilia che predica che i veneziani non entreranno mai in città finché lei sarà viva. E una sera di marzo, mentre sta pregando in Duomo, una palla di pietra sparata da una bombarda abbatte una colonna che la colpisce e la uccide... Nello stesso mese si assiste al miracolo del crocifisso, gettato da Giovanni Alchini sul fuoco e che non brucia e dove il Cristo ritira le gambe, crocifisso ancora oggi visibile nel Duomo cittadino.

L'assedio a Crema viene portato da due comandanti ì, Andrea Dandolo e. Sigismondo Malatesta. Le truppe si dispongono nei pressi del Marzale, S. Michele e alla fossa delle Oche (Ombriano). I cremaschi, che vedono la difesa vacillare, bruciano gli archivi comunali, mentre Gasparo Vimercati, provveditore di Crema, osserva gli avvenimenti da palazzo dei nobili Secco, con Giorgio Secco signore di Crema..

Il 16 settembre, giorno S. Eufemia, la città si arrende e da Porta Ripalta entrano le truppe venete con alla testa Dandolo e Malatesta, Gentile Leonissa, Guido e Cesare de Martinenghi, al suono di 20 trombettieri. Il doge di Venezia era Francesco Foscari.

Prima dell'assedio di Venezia, a Crema arriva S. Bernardino da Siena nel 1422 che predica da una loggetta di piazza Duomo contro gli usurai e fonda il convento di S. Bernardino a Pianengo.

Dal 1449 le vicende di Crema sotto Venezia cambiano, ma questa è un'altra la storia, la prossima.


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