Crema, 02 aprile 2024
(Bernardo Zanini) Quasi tutti i documenti relativi all’inquisizione medievale contro i Templari, Catari, Albigesi, sono andati perduti o sono stati bruciati dai Domenicani per non lasciare tracce dei loro roghi. La notizia più antica riguardante il cremasco è riportata nella sua Historia di Crema del 1500 redattadal Terni, che probabilmente la lesse nella storia di Milano o nei documenti di qualche archivio cremasco oggi scomparso. Intorno all’anno Mille si era diffusa a Palazzo Pignano l’eresia degli antropomorfiti e tutti gli adepti vennero rinchiusi nella Pieve e poi arsi vivi. Di questo primo rogo medievale nel cremasco parla anche in Terre Nostre lo Zavaglio, che nega però la fondatezza della notizia.
Il movimento degli Umiliati si stabilì nel cremasco intorno al XII secolo e contribuì a sviluppare l’industria tessile. All’inizio della loro storia, tutti gli Umiliati italiani e quindi anche cremaschi, vennero scomunicati da Papa Lucio III con la bolla “Ad Abolendam” del 4 novembre 1184, o meglio accomunati ad altri eretici come i Patarini, i Catari, gli Arnaldisti e i Poveri di Lione. Si ha notizia di un messaggio arrivato nel 1243 da Cremona alla roccaforte catara di Montségur, ormai assediata dai crociati, diretto a Raymond de Niort, nel quale il vescovo di Cremona concedeva asilo a tutti i Catari che erano di fede ghibellina. L’eresia dei Catari era diffusa in tutto il cremasco, ancora negli anni ’70, nella parlata dialettale, a Cavenago d’Adda con la parola Bunòm (buon uomo) si identificava lo spioncino da cui si controllava la cottura del pane in forno e per Bunom nel medioevo si intendevano proprio i Catari. Nel 1250 circa per fermare questa eresia i Domenicani arsero vivi gli eretici. Lo stesso successe nel 1315, quando gli eretici erano sparsi per tutto il cremasco e solo con i roghi i domenicani bloccarono l’eresia, disperdendo poi tutti gli altri eretici.
La notizia dei roghi dell’inquisizione del 1250 nel cremasco si può trovare nel web su vari siti. Lo stesso dicasi per i roghi del 1315 nel cremasco, dei quali si trova notizia nella Gazzetta di Milano del 1818, senza citazione della fonte e non si capisce bene di quale eresia si tratti.
Il 1339 viene ricordato nella storia come l’anno dei penitenti bianchi. Era un gruppo di persone di entrambi i sessi che vagavano peregrinando nelle varie città italiane recitando lo Stabat Mater. Erano coperti da un lenzuolo bianco che arrivava fino ai piedi e tenevano in mano un crocefisso. Predicavano alla gente la carità, la pace e la penitenza e nelle località dove passavano il loro numero aumentava per l’entusiasmo del fervore religioso che ne scaturiva. Gli ultimi giorni di settembre passarono da Crema e i cittadini cremaschi sulle mura guardarono allibiti la processione dei penitenti bianchi che sembrava non avere fine e alcuni cremaschi li accompagnarono fino a Castelleone, entrando poi nelle file dei penitenti. Con le loro prediche ottennero risultati positivi come conversioni istantanee e sanarono molte controversie. Per tre mesi la processione dei penitenti bianchi sfilava in tutta Italia, tenuta d’occhio dai nobili che temevano che dietro la facciata religiosa si nascondesse ben altro. Anche la chiesa li osteggiava e quando la processione giunse a Viterbo di Romagna, venne arrestato e messo al rogo il loro capo, mentre gli altri vennero dispersi a bastonate, mettendo così fine alla processione.
(fine prima parte)