Crema, 29 marzo 2024

(Annalisa Andreini) Quale colomba scegliere per la tavola pasquale? 

Anche a Crema tante le proposte che ricordano la tradizione o che si lanciano in proposte più moderne. 

La colomba classica, un impasto soffice solitamente di tre lievitazioni con i caratteristici cubetti di arancia candita ricoperto dalla glassa di mandorle o nocciole, nelle varie pasticcerie cittadine resiste ma è affiancata dalle versioni alternative più farcite.

Per esempio al cioccolato, all’onnipresente pistacchio e senza lattosio come propone Samanni.

Quest’anno Dolci Torte ha lanciato il nuovo gusto cioccolato e albicocca: una farcitura con albicocche semicandite unite alle pepite di cioccolato fondente, un dolce scrigno ricoperto da una glassa all’amaretto. Anche la colomba al pistacchio è una sinergia particolare con cubetti di cremino al pistacchio e scaglie di sale maldon. 

Tre punti fermi in Crema, in quanto a dolcezza, sono senz’altro la storica pasticceria Radaelli, la Treccia d’Oro e la pasticceria Denti: in tutte e tre si può ancora assaporare quel profumo inconfondibile di dolce impregnato tra le pareti e gli scaffali che avvolge i clienti in un’atmosfera sognante e rispettosa. Denti, oltre alla classica, propone anche una colomba con farcitura al cioccolato glassata con pasta di zucchero: una decorazione elegante molto particolare che ricorda un quid di barocco. Mama Bakery, che fa parte di Bontà Cremasche, tra le alternative 2024 presenta quella con cedro e arancio. 

La pasticceria Nando ha sfornato due idee al di là della colomba classica: una più moderna con zafferano e albicocche e una invece della tradizione con un mix di frutta secca e un curioso nome, in dialetto, che richiama un loro dolce tipico a forma di filone Il Tant al toc.

E cosa dire della modernità stravagante della colomba mango e yuzu o gianduia e lampone proposta dalla pasticceria Paolo Riva?

Le idee moderne intrigano passanti e curiosi.

Nell’ardua scelta tra tradizione e innovazione in tanti sono curiosi di conoscere l’origine della colomba, da sempre simbolo di pace e di amore, contesa tra Milano e Verona.

Di certo l’artista e pubblicitario mantovano Dino Villani fu il primo a lanciarla sul mercato, pensando di utilizzare per la colomba pasquale gli stessi macchinari che la Motta usava per il panettone. 

Ma sull’origine vera e propria rimangono vive ancora tre leggende. Una legata alla battaglia di Legnano: un condottiero vide due colombi sopra alle insegne della Lega Lombarda e così, per dare coraggio ai combattenti, fece preparare dai cuochi alcuni pani a forma di colomba con farina, uova e lievito. Un’altra invece ripercorre la tradizione lombarda quando, nel Seicento, la regina Teodolinda a Pavia aveva ospitato un gruppo di pellegrini irlandesi guidati da San Colombano, che trasformò la selvaggina offerta (e rifiutata perché in Quaresima) in bianche colombe di pane. E restiamo sempre a Pavia anche per l’ultima storia leggendaria ai tempi del re Alboino contro l’Italia bizantina: i cittadini, per evitare la furia distruttiva dei barbari, offrirono loro soffici dolci a forma di colomba.