Crema, 14 luglio 2025

Il prete scalatore, amante delle montagne, quasi come il Signore, don Natale Grassi Scalvini, festeggia la nomina a parroco di Ripalta Arpina con una spedizione in Perù, dove conquista il nevado Pisco este che quota 5760 metri ed è gemello del nevado Pisco oeste (5752) due vette separate da un avvallamento. La scalata al Pisco è stata portata a termine esattamente 74 anni dopo la conquista della vetta, avvenuta il 12 luglio 1951. E la montagna di si chiama così non solo per città che sta ai suoi piedi, ma anche per il liquore, Pisco, che i quattro primi scalatori portarono in cima per brindare alla conquista.

"Anche la seconda spedizione in Perù - racconta don Natale - è stata una esperienza favolosa coronata con l'ascesa al nevado Pisco dove abbiamo raggiunto i 5760m, la quota più alta mai salita da noi. Partiti il 3 luglio da Linate con gli amici Lorenzo, Giovanni, Franco ed Elena, già il 5 eravamo ospiti dei volontari della Operazione Mato Grosso nella parrocchia di Shilla (pron. sciglia) a 3050m circa. Subito il giorno dopo padre Bube, don Alessio, originario di Schio sul vicentino, ci ha portati per tre giorni più in alto, a circa 4300m in un distaccamento della missione a Huachucocha dove vi è una fattoria: proprio così, ci sono mucche al pascolo a 4300, dove producono un ottimo taleggio".

Quando avete organizzato l'ascesa al Pisco este?

"Tornati a Shilla siamo ripartiti il 10 per il rifugio Perù a quasi 4700 e subito abbiamo tentato la salita al nevado Pisco. Infatti arrivati al rifugio verso le 3 del pomeriggio dopo una veloce cena e 3 ore di riposo alle 00,30 siamo partiti per la cima in quattro più le due guide andine, Robert e Oscar, della associazione don bosco 6000 che assiste gli scalatori provenienti da tutto il mondo e che ha sede a Marcarà nel centro dedicato al grande alpinista Casarotto".

Quali difficoltà avete incontrato?

"Dopo 3 ore di morena, assai faticosa, arrivati al ghiacciaio. Qui abbiamo calzarto i ramponi, ci sia vestiti con un equipaggiamento adeguato per resiste a un vento gelido e scendere dal ghiacciaio. Quindi siamo partiti in due cordate".

Quando siete arrivati?

"Verso le 7,30 prima l'una e poi l'altra cordata hanno raggiunto i 5760m della vetta. Qui ci ha accolto uno spettacolo mozzafiato. Siamo però rimasti solo pochi minuti, anche per il vento gelido e una temperatura di meno 20, nonostante il sole splendente. Siamo ridiscesi in fretta per essere fuori dal ghiaccio prima di mezzogiorno per evitare seracchi e crepacci. Una volta rientrati al rifugio abbiamo riposato fino al mattino seguente, quando siamo ripartiti salendo a un passo vicino ai 5000 per poi scendere fino alla laguna 69, che è il numero che contraddistingue il lago, perché qui ci sono più di 500 laghi e a molti han dato solo il numero. Da qui poi fino alla laguna Llanganuco dove ci attendeva il pulmino".

Quando termina il viaggio?

"Torneremo a Crema il 25 luglio. E' stata per tutti una esperienza favolosa, grazie anche al tempo magnifico ci sembrava proprio di essere in cielo circondati da vette alte oltre i seimila metri e con la sensazione di poter parlare direttamente con Dio onnipotente creatore".