
Pianengo, 21 dicembre 2021
In ricordo di Giancarlo Ceruti.
Da tutta Italia sono venuti per un saluto a quello che per otto anni era stato il presidente nazionale del ciclismo, l'indimenticato Giancarlo Ceruti. Uno che il ciclismo ce l'aveva nel sangue e che sapeva farsi voler bene da tutti. Morto per coronavirus in un letto di ospedale, solo, il 31 marzo 2020. Ai funerali non c'era stata partecipazione: non si poteva. Così alcuni hanno pensato che adesso fosse il tempo per quell'ultimo saluto.
"Qualche giorno fa vengo chiamato da Corrado di Casalmaggiore - racconta Agostino Alloni, che di Ceruti era amico oltre che compaesano. - Al telefono mi dice: 'Mi hanno detto che sei stato amico di Giancarlo e sei un suo compaesano. Siamo un gruppo di sportivi, che abbiamo a suo tempo conosciuto Ceruti e siamo stati suoi amici. Non siamo potuti venirlo a salutare al funerale per via della pandemia. Verremmo martedì. Puoi avvisare il sindaco?"
Detto, fatto. Questa mattina gli amici sono arrivati. Tanti, una trentina della decina preventivata. Ma, si sa, il passa parola ha fatto la sua parte. Prima in comune, dove il sindaco Roberto barbaglio ha regalato un ibro del paese, poi al cimitero. Provenivano da molte città lombarde (Cremona, Mantova, Brescia, Milano, Monza, Busto, Legnano) e del nostro territorio. E poi da Ravenna, Bologna, Reggio Emilia....
Nella sala consiliare, dopo le belle parole del sindaco e della delegata allo sport, molti dei presenti hanno voluto portare i loro ricordi, dei momenti nei quali le loro azioni si sono intrecciate con quelle di Giancarlo, in particolare durante la presidenza nazionale della federazione ciclistica. Rapporti legati al mondo dello sport e a una profonda amicizia che è proseguita anche negli anni successivi. Due, in particolare, sono state le testimonianze più toccanti. Quella nella quale è stato raccontato come Ceruti, da presidente, si fosse battuto da subito sul tema della sicurezza per i corridori e per i ciclisti in generale ottenendo anche disposizioni legislative molto importanti e la sua battaglia per sconfiggere il doping, in questo non sempre convintamente sostenuto dai "poteri forti.
Infine, il senso di giustizia, di onestà e di coerenza che ha sempre permeato l'attività di presidente nazionale del ciclismo: non solo l'attenzione alle attività agonistiche ma la ricerca costante di rispetto ai valori fondamentali di una comunità civile. Una dote che gli è rimasta sempre dentro, fino alla fine.
Nella foto, la delegazione al cimitero