Montodine, 05 novembre 2025
(Annalisa Andreini) Lo scalatore Filippo Ruffoni sta proseguendo il suo cammino verso la vetta dell’Ama Dablam( 6812 metri) in Nepal e non è stato interessato dalle terribili valanghe che hanno causo numerosi morti, tra i quali cinque scalatori italiani.
In tanti cremaschi, che seguono da sempre con entusiasmo le avventure dello scalatore, si sono preoccupati dopo le notizie delle valanghe che hanno sorpreso, in questi giorni, cinque scalatori italiani, causandone la morte.
Gli eventi atmosferici avversi hanno creato infatti diversi incidenti agli alpinisti in cammino lungo le vette del Paese asiatico. Ma, per fortuna, la zona delle valanghe non si trova nel comprensorio che sta attraversando Ruffoni, che si trova a sud-est dell’Everest.
Tutto è iniziato venerdì scorso sul Panbari Himal, una vetta di 6.887 metri poco battuta e tra le più impervie dell'Himalaya nepalese. Una valanga improvvisa ha travolto un gruppo di tre alpinisti italiani impegnati nella scalata: Alessandro Caputo, 28 anni, milanese e maestro di sci, e Stefano Farronato, 50 anni, arboricoltore di Bassano del Grappa, non ce l'hanno fatta. Il terzo membro del team, Valter Perlino, 64 anni, veterinario di Pinerolo, è sopravvissuto rimanendo al campo base a causa di un infortunio al piede. È stato proprio lui a lanciare l'allarme, fornendo i primi dettagli strazianti: "Qui ogni metro guadagnato è frutto di forza, esperienza e rispetto per la montagna". Ma il bilancio più pesante si è registrato lunedì mattina, quando un'altra valanga si è abbattuta sul campo base dello Yalung Ri, un'altra cima himalayana. L'impatto ha causato almeno cinque morti, tra cui tre italiani: Paolo Cocco, fotografo di Fara San Martino (Chieti), Marco Di Marcello, 37 anni, biologo e guida alpina di origine abruzzese, e Markus Kirchler, terzo italiano nel gruppo.
Filippo Ruffoni, 38 anni, è partito il 25 ottobre scorso per tentare la scalata dell’Ama Dablam, una delle montagne più tecniche dell’Himalaya orientale.
Il 28 ottobre aveva scritto lui stesso un post sul suo profilo personale per descrivere la prima tappa: “Arrivato a Namche Bazar, cuore pulsante del Khumbu. Oggi visita al Museo della cultura Sherpa: un tuffo nelle tradizioni, nella storia e nello spirito di un popolo, che da sempre vive in simbiosi con le montagne. Un luogo che ispira e insegna”.
Ora Filippo, come ha raccontato la famiglia, è già a quota 5800 metri e si sta preparando per dare l'assalto alla vetta.