Crema News - Dal territorio - Tendopoli sotto il ponte

Lodi, 28 dicembre 2025

(Andrea Biraghi) "Ho bisogno di una casa".

A dirlo è un giovane originario della Costa d’Avorio che lavora come magazziniere a tempo. "Qui fa troppo freddo, abbiamo solo coperte e tende per proteggerci". Intorno a lui, sotto il ponte della tangenziale di Lodi sull’Adda, si allineano decine di tende una accanto all’altra. C’è chi ha un lavoro e chi no, chi convive con problemi di salute, anche psichici. Il Natale, per molti, è passato così: sotto le arcate del ponte, con poco, nel gelo.

Sotto quel ponte, da tempo, si è consolidato un insediamento informale di persone senza dimora. Tra le arcate e lungo i passaggi ciclopedonali, tende, coperte e pochi effetti personali rappresentano l’unico riparo per chi vive lì, spesso da anni. Con l’arrivo dell’inverno, condizioni già precarie diventano ancora più difficili.

Tra le persone che abitano sotto il ponte emergono storie diverse, ma un elemento comune: la mancanza di una casa. Alcuni hanno un lavoro, soprattutto nella logistica e con turni notturni, ma non riescono ad accedere a un affitto stabile. L’assenza di garanzie, i costi del mercato immobiliare e situazioni di fragilità personale rendono di fatto impossibile trovare un alloggio, anche in presenza di un reddito.

La presenza sotto il ponte non è un fenomeno recente. Negli anni si sono susseguiti interventi di sgombero e operazioni di pulizia delle aree, spesso accompagnati dal coinvolgimento delle forze dell’ordine e dei servizi sociali. Tuttavia, a distanza di tempo, gli insediamenti si sono riformati, segno di un problema strutturale che non ha trovato una soluzione stabile. Oggi le presenze vengono stimate intorno alla trentina di persone.

In consiglio comunale è stato ricordato come, già nel dicembre 2023, fosse stato attivato un intervento coordinato tra prefettura, enti gestori delle infrastrutture, forze dell’ordine, servizi sociali e realtà del volontariato, con l’obiettivo di accompagnare le persone presenti verso le strutture di accoglienza del territorio. Nonostante questo, molti continuano a rimanere sotto il ponte, talvolta per scelta, talvolta perché i percorsi proposti risultano difficili da sostenere nel lungo periodo.

Sul fronte dei servizi, nel Lodigiano è attivo un sistema dedicato alla grave emarginazione adulta, con équipe multidisciplinari che si occupano di valutare le situazioni e costruire percorsi di presa in carico personalizzati. È operativo anche un servizio di Pronto Intervento Sociale, attivo 24 ore su 24 per le emergenze che coinvolgono persone in condizioni di forte vulnerabilità: per segnalazioni o richieste di intervento è possibile contattare l’Ufficio di Piano dell’Ambito distrettuale di Lodi al numero 0371 409332 o scrivere all’indirizzo grave.emarginazione@ufficiodipiano.lodi.it. Strumenti che esistono, ma che si confrontano con una realtà complessa e con risposte non sempre sufficienti a intercettare tutti i bisogni.

Negli ultimi mesi l’area sotto il ponte è stata anche oggetto di controlli mirati da parte delle forze dell’ordine. In un’operazione condotta il mese scorso, durante un servizio di monitoraggio della zona considerata sensibile, è stato arrestato un uomo destinatario di un ordine di carcerazione, che avrebbe dovuto trovarsi già in carcere. Il controllo, che ha portato all’identificazione di decine di persone, ha confermato come la presenza stabile di accampamenti informali finisca spesso per generare situazioni di degrado e marginalità che richiedono interventi continui, non solo sul piano sociale ma anche su quello della sicurezza.

A rendere ancora più delicata la situazione potrebbe contribuire quanto previsto per il 2026. A partire dai primi mesi dell’anno, il ponte sull’Adda sarà chiuso completamente al traffico per sei mesi per consentire importanti lavori infrastrutturali. Un intervento necessario, ma che apre interrogativi anche sull’impatto che il cantiere avrà sulle aree sottostanti, oggi utilizzate come riparo da chi vive senza una casa.

La tendopoli sotto il ponte resta così uno dei nodi più visibili della marginalità urbana a Lodi. Una realtà che riaffiora ciclicamente, tra sgomberi, ritorni e tentativi di presa in carico, e che continua a interrogare istituzioni e città su come trasformare un’emergenza ricorrente in una risposta duratura.