Crema, 21 agosto 2023

(Luigi Dossena e Pier Giorgio Ruggeri) Tre consoli perorarono la ricostruzione di Crema, ma le carte le mosse Pinmonte Vimercati, milanese che poi si trasferì a Crema e proprio qui diede origine alla sua discendenza. Dopo la distruzione della città avvenuta nel gennaio 1160 a opera del Barbarossa, negli accordi c'era scritto che Crema non avrebbe più dovuto essere ricostruita. Ma già pochi anni più tardi qualcuno spingeva per cambiare le carte in tavola. Erano tre nobili cremaschi, Domerto Benzoni, Rogerio Osio e Benzo Bonsignori. Dietro ai tre si muoveva Pinamonte Vimercati. I tre nobili avevano cominciato a chiedere al Barbarossa il permesso di ricostruire Crema sin dal 1162. Erano arrivati al suo cospetto a Lodi, gravati da grosse croci che portavano sulle spalle, in segno di penitenza e di richiesta di perdono. Tuttavia, sempre in quell'anno, Barbarossa consegna i ruderi della città ai cremonesi, ma si tiene le terre del cremasco. Un po' come dire a voi la cenere, a me la ricchezza. Il 4 aprile 1167 i milanesi stipulano un patto con i cremonesi per la ricostruzione di Crema, ma Pinamonte glissa e non se ne fa nulla. Nasce la Lega lombarda, che aveva avuto i suoi prodromi proprio a Crema, durante l'assedio ed era allora formata da quattro città: Crema, Brescia, Milano e Piacenza. Nel 1173 a Modena si radunano le città della Lega, che avevano stretto alleanza a Pontida. Viene stilato un documento dove si rimarca il divieto di ricostruzione di Crema. Tutto rinviato alla dieta di Costanza, nel 1183, quando Pinamonte capisce che è il momento giusto. Nel documento finale si ribadisce ancora una volta il divieto di ricostruzione, ma i milanesi, su suggerimento di Pinamonte, non firmano e lo stesso Pinamonte convince il Barbarossa a togliere la clausola e il divieto.

Così il 7 maggio 1185 Barbarossa entra nel duomo di Crema ancora diroccato con l'arcivescovo di Milano Oberto Crivelli, futuro papa Urbano III che celebra la funzione della rinascita e poi lo stesso imperatore traccia il solco della città, che risulterà più largo dei confini precedenti. Inoltre il genero di Barbarossa, Guglielmo marchese di Monferrato, regala il suo stemma alla città.

Primo conte di Crema fu Tinto Muso de gatta, che aveva contribuito, con la costruzione delle torri da battaglia, a far vincere il Barbarossa nel 1160. Succede a Enrico IV, ultimo conte di stirpe gisalbertina. Gli succedette poco dopo Gherardo, conte di Crema e di Camisano, podestà di Cremona che il 18 aprile 1188 fonda Castelleone e due anni più tardi paga la costruzione delle mura di Crema.