Crema, 11 luglio 2024
(Annalisa Andreini) Quando si dice il Vesuvio portato a Crema...
Era il 1995 quando Franco Simeone, ventenne figlio di Domenico, il pizzaiolo che ha portato la pizza a Crema nel 1961, ha ideato un nuovo piatto: spaghetti al Vesuvio.
Un piatto, che poi nel 1999 è stato brevettato e da allora continua felicemente a imperversare nel menu alla carta del celebre ristorante La Speranza, che apre la sua porta in centro città, con feedback sorprendenti.
Ma come è nata l’idea di questo piatto? Ce lo racconta il suo inventore.
“Noi proponevamo, come primo piatto, la pasta al cartoccio con il pesce: un classico della cucina amalfitana- ci ha detto Franco Simeone. - Poi ho avuto un'idea: e se lo facessi con la pasta della pizza, come cartoccio, piuttosto che usare la carta d’alluminio? E così è stato, anche per valorizzare quel buon profumo di lievito e farina che solo la pizza può regalare e che qui non manca di certo. L’ho realizzato quasi per scherzo e invece poi è diventato il piatto principe del nostro locale, che funziona benissimo da 25 anni”.
Ma come si presenta?
"Non aspettatevi la solita pasta con il pesce: in questo caso l’effetto sorpresa è la carta vincente del piatto. La cameriera arriva al tavolo con un carrello e presenta il Vesuvio: all’apparenza sembra un calzone ma poi all’interno è un autentico scrigno di sapori. La crosta si apre dolcemente e... voilà: uno spaghetto condito con un sughetto di pomodoro ad hoc, proveniente dalla costiera amalfitana, arricchito da gamberi, scampi e aragoste e completato dal prezzemolo fresco. Un piatto che sicuramente non passa inosservato e racchiude al suo interno i sapori del mare".
Gli spaghetti al Vesuvio vengono serviti in uno dei caratteristici piatti della famosissima ceramica di Vietri, decorato a mano, ottimo esempio di artigianalità italiana.
Qual è la storia di questo locale?
“Mio papà Domenico è stato il primo a portare la pizza nel territorio cremasco e la mia famiglia si era già trasferita a Crema nel 1961. Pian piano ha poi trasformato la vecchia osteria in pizzeria-ristorante, con una cucina esclusivamente a base di pesce - ha continuato Franco, - proprio come la vediamo ancora oggi”.
Infatti, nella vicina piazza San Martino (ora piazza Giovanni XXIII) tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 esistevano tre osterie tra cui La Speranza. Erano le tipiche osterie frequentate nei giorni di mercato, in cui giungevano in città agricoltori e commercianti dai vari paesi. Nel piccolo cortile interno del locale si ballava ogni giovedì e sabato sera con l’ accompagnamento del pianoforte del maestro Fraschini. Di frequente era anche meta delle riunioni informali post consiglio comunale a base di pane, salame e Chianti.
Dagli anni Settanta in poi La Speranza si trasforma completamente con la famiglia Simeone, che ancora oggi la gestisce e accoglie i moltissimi turisti in visita ogni giorno in città.