Crema, 15 aprile 2024
(Sara Barbieri) La brutalità della guerra e la speranza della pace ripercorsi attraverso l’immaginario della poesia. Il testo ‘Il tuo grido figlio dell’uomo’ scritto da Roberto Bettinelli ha ricevuto una segnalazione di merito alla 32esima edizione del premio della poesia per la pace e giustizia sociale organizzato a Torino, dal Centro Studi cultura e società con il patrocinio della regione Piemonte. Il docente e giornalista cremasco ha realizzato la poesia ispirandosi al dipinto Guernica di Picasso e al poema L’urlo di Allen Ginserg, ottenendo così l’apprezzamento della giuria. "Picasso e Ginsberg - ha dichiarato Roberto Bettinelli - sono artefici di due opere che si misurano in ambiti espressivi differenti, la pittura e la letteratura, pur essendo accomunate dalla volontà di condannare l'assurdità e la tragedia della guerra. Ho cercato di fare altrettanto miscelando elementi mitici e riferimenti all'attualità degli scontri in Ucraina e nel vicino oriente”.
Un forte rimando quindi anche alle sfaccettature della guerra del giorno d’oggi, denunciata dalla scrittura poetica di Bettinelli: “La poesia rappresenta una tappa inedita nel mio percorso che dopo anni di ricerca è approdato alla raccolta 'Gli occhi dell'antica notte' dove prevale uno stile surrealista ed espressionista con una forte predilezione per il tema dell'amore, del ricordo e della memoria. Qui ho scoperto la poesia dell'impegno sociale puntando al coinvolgimento nelle dinamiche più drammatiche del presente. Ringrazio gli organizzatori per l'apprezzamento che hanno dimostrato e l'editore di Fara Alessandro Ramberti che mi ha spinto a partecipare al concorso con un elaborato originale".
Questa la poesia vincitrice
IL TUO GRIDO FIGLIO DELL’UOMO
Il tuo grido Figlio dell’Uomo
Non ha più l’altezza libera del suono
Le tue lacrime Madre dell’Uomo
Non hanno più la giustizia del pianto
Il tuo velo Sposa dell’Uomo
Non celebra promesse all’altare del buio;
A Gaza piove polvere insanguinata
A Khan Yunis si combatte casa per casa
Al Varco di Rafah, collo dei continenti,
Serra la morte il guinzaglio della faida
A Bakhmut cadono i soldati come piccioni
A Soledar sventrano la terra innocente i cannoni
Ruotano gli occhi predatori dei satelliti
La città è un sepolcro di sale
Sulle case bianche non cade neve ma cenere;
Ho visto giovani donne scarrozzate sul retro
Dei furgoni, nudi sacchi di carne morta,
Corpi frustati dagli sputi adolescenti della rabbia
Ho visto culle vuote, sfregiate di sangue
Cucine in fiamme, letti di tombe e cantine carbonizzate
Sale l’urlo dei Kibbutz dietro la recinzione del deserto
Ho visto il mare e il cielo gettare bombe contro
Sfollati in fuga verso oasi di salvezza;
Dalla Crimea a Cirene, dal Mar d’Azov al Sahara
Corrono i venti atroci che non lasciano traccia
Straziano il suolo i cingolati della guerra
Ho costruito pietra su pietra
Il Castello delle Vittime
Perché Uomo vivi per uccidere?
Perché calpesti Nemico
La Tenda di Pace?
Perché non ti basta Dio?
Oro Petrolio Uranio
Morte invoca Morte
All’improvviso il Fratello non è più il Fratello
Bakhmut è la nuova Verdun
Bakhmut è la nuova Verdun
Kherson e Zaporizia non avranno la Tregua di Natale
A Mariupol laverò i miei piedi nel sangue degli Empi
I cecchini sono bava di lumaca che si scioglie
Spezzerò nella bocca dei mercenari i denti
Romperò, Signore Urlante, le loro zanne di leoni
Ingoieranno rovi di belve i miei fantasmi bambini;
Ho visto l’urna della nave incendiare di luce l’abisso
Ho visto un bimbo galleggiare nel sonno delle onde
Come si chiama? Chi è sua madre?
È una lapide senza nome il Mare di Cartagine
Oro Petrolio Uranio
Morte invoca Morte
Perdonalo Dio poiché non sa ciò che vuole
Il Fratello che uccide il Fratello.