Castelleone, 08 gennaio 2024

(Annalisa Andreini) Un menu vegano da togliere il fiato.

È possibile se dietro la realizzazione dei piatti ci sono professionalità, tecnica e tanta ricerca.

Una cena vegana con tutte le carte in regola: no carne, no pesce, no latticini, no insaccati, no uova, ma anche attenzione all’utilizzo di farine non raffinate e provenienti da mulini del territorio, niente zucchero bianco raffinato e, in buona parte, anche tante pietanze senza glutine e adatte ai diabetici.

Una nota: qui finalmente vegano non è sinonimo soltanto di seitan e tofu, utilizzati da tanti ristoratori perché dal sapore neutro e versatile.

Le alternative ci sono e sono tante.

La bravura sta proprio nel saper presentare i piatti dai nomi tradizionali ma rispettando la cucina vegana.

A guidare con mano sapiente la degustazione lo chef Angelo Domaneschi, crudista vegano gourmant, coadiuvato dal sommelier Felice Previtali, che si occupa garbatamente anche del servizio al tavolo, della presentazione dei vini e del meraviglioso orto, da cui provengono tutti gli ortaggi utilizzati. 

Il suo regno: un agriturismo, Mulin Visconti, un antico mulino del 1600 ristrutturato. 

Soffitti alti in legno di rovere a cassettoni e spazi ampi e ben arredati con mobili e suppellettili scelti con cura doviziosa. Nulla è lasciato al caso, tutto è studiato meticolosamente per creare un’atmosfera dolce, incantevole e quasi familiare.

L’accoglienza qui è di casa.

Non aspettatevi il solito aperitivo con noccioline, patatine, quattro bruschette e due fette di salame. Qui vengono offerti al cliente nuvolette di zucchine al curry e chips di cavolo nero, coltivati entrambi a km zero, fatti essiccare con quel pizzico di lievito, che al palato ricorda il sapore del formaggio. Niente pane o grissini.

Si comincia con un tris di antipasti crudisti: simil olive ascolane( non fritte), canapè di semi di lino farcite con ricottina di noci di Macadamia( una mousse cremosa e piacevole che ricorda una classica mousse di ricotta) e un’insalata di finocchio e radicchio, sempre dell’orto, in salsa tahin.

Poi ecco due primi piatti: un risotto con la barbabietola e i classici pizzoccheri.

Un Carnaroli di un’azienda agricola pavese, scelto secondo le linee guida degli agriturismi( che, dove non arrivano le produzioni proprie, dovrebbe rifornirsi solo da aziende lombarde), arricchito dal colore rosso intenso della barbabietola e da un simil burro creato dallo Chef, che ovviamente burro non è, e da un simil formaggio grattugiato, che ovviamente formaggio non è. 

Anche per i pizzoccheri stesso discorso: fatti rigorosamente a mano con una farina di grano saraceno macinata a pietra, squisite patate dell’orto con la buccia per preservarne le proprietà e, di nuovo, nessun formaggio. 

L’effetto, sia visivo che al gusto, lascia sorpresi.

Si conclude il percorso con un secondo piatto, che è di buon auspicio per il nuovo anno: una tartelletta di zucca a forma di fiore( preparata con la pasta sfoglia homemade con il simil burro e tante pieghe) servita su una fonduta di zafferano( dell’orto di Felice) e accompagnata dalla polenta con una spuma di lenticchie e un pizzico di peperoncino per dare quel giusto tono.

E come terminare una degustazione così? 

Con un dolce raw tutto ricoperto da una simil panna montata, che vi lascerà incuriositi e diversi strati interni con una cremosa piacevolezza .

Una dolce sorpresa, ma senza zucchero e senza glutine. 

Un viaggio nella storia, nei colori e nei profumi della stagione invernale e nella grande passione di Angelo, che ha saputo coniugare tecnica, professionalità e amore per il benessere.

Per i saluti finali il caffè espresso o della casa viene servito con dei cioccolatini fatti in casa, ovviamente senza zucchero: un tuffo nel cioccolato fondente in tutta la sua essenza.