
Crema, 05 ottobre 2025
Archiviazione.
Si chiude con questa parola una vicenda paradossale che ha visto il capo dei veterinari dell'Ats di Cremona, Leonardo Provana, finire agli arresti domiciliari e restarci per una settimana con l'accusa, per nulla leggera, di aver preso soldi per chiudere un occhio su presunte irregolarità che avvenivano in varie aziende della nostra zona e per aver spinto altre ditte a incaricare il figlio Luca di consulenze estremamente redditizie. Gli arresti domiciliari erano durati una settimana e poi erano stati revocati, ordinanza suffragata anche dal tribunale del riesame di Brescia.
Ad archiviare il caso, scoppiato nel 2022, su richiesta del Pm Chiara Treballi, il giudice delle indagini preliminari Elisa Mombelli, convinta dalle tesi difensive degli avvocati Diego Guarnieri e Martina Deiola e del collega cremasco Gianluca Rossoni, i primi titolari di uno studio di prima grandezza a Lodi e Rossoni giovane legale che ha saputo imporsi in questa vicenda molto complessa, incaricato dalla famiglia Chiodo e sostenuto dal collega milanese Francesco Centonze. Un lavoro certosino fatto dagli avvocati che hanno scritto centinaia di pagine riportando intercettazioni telefoniche e colloqui dai quali si poteva desumere che i capi d'imputazione addossati a Provana erano del tutto inesistenti. E con Provana sono state sollevate dalle imputazioni anche le ditte accusate di aver chiesto favori, pagando; tra queste l'azienda Madonna della Neve di Sergnano della famiglia Chiodo, allora appena costituita.
"I nostri assistiti - hanno detto gli avvocati - si erano presentati spontaneamente davanti al giudice, anche non avendo ancora pienamente cognizioni delle accuse. Provana era stato interrogato per tre ore e aveva risposto esaurientemente a tutto".
Il danno d'immagine e professionale sia per Provana, sia per le aziende coinvolte è stato grande.