Crema News - Crema - "Mi metta in prigione" Immagine generata dall'intelligenza artificiale

Crema, 19 agosto 2025

"Mia mandi in prigione, a casa non ci voglio stare"

Ha sconcertato tutti, in primis l'avvocato Vittorio Patrini, che lo difendeva davanti al giudice, la richiesta del marocchino di 23 anni che, quando il magistrato ha convalidato l'arresto, ha rinviato il processo a ottobre e gli ha concesso gli arresti domiciliari in attesa del procedimento, lui ha rifiutato e ha chiesto di essere messo in carcere. Desiderio subito esaudito.

Stiamo parlando del marocchino che sabato sera ha messo le mani addosso al parroco di Piadena Drizzona, don Antonio Pezzetti, 65 anni, responsabile della Caritas diocesana.

L'episodio è avvenuto in piazza intorno alle 23.30 di sabato. Il parroco era con delle persone quando è stato avvicinato dal 23enne. Questo straniero era già stato protagonista di un episodio violento a fine giugno, dove c'era stato un accoltellamento. Mentre si avvicinava al parroco, il giovane lo ha accusato di aver insultato sua madre e prima che don Antonio riuscisse a capire di che cosa stesse parlando e perché ce l'avesse con lui, il marocchino gli ha affibbiato un paio di ceffoni in volto. Attimo di sconcerto da parte dei presenti e poi tutti si sono frapposto tra il 23enne e il parroco. Ma lo straniero era una furia, caricato anche dall'eccessiva presenza di alcol in corpo.

Sono stati chiamati i carabinieri, la caserma sta dall'altra parte della strada e in pochi momenti sul posto c'erano i militari.

Tutto finito? Neppure per sogno perché l'arrivo dei carabinieri anziché calmare il 23enne, lo ha caricato ancora di più. E ne è nato un parapiglia tra gli uomini in divisa e il ragazzo, che si è scagliato contro di loro. Fermato a fatica, il protagonista è stato portato in caserma e arrestato con l'accusa di violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Don Antonio non si era capacitato di quel che era successo. Aveva riferito di non conoscere il giovane e che in occasione dell'accoltellamento, era nei pressi con i ragazzi del Grest e si era avvicinato per vedere che cosa fosse successo. In quell'occasione il 23enne lo aveva accusato di aver insultato lui e sua madre: "Non ho detto assolutamente nulla, gliel'ho ripetuto, ma domenica sera è tornato alla carica, picchiandomi".

Don Antonio è andato in pronto soccorso per farsi visitare e poi è tornato a casa. Non aveva nulla di grave. Non ha fatto denuncia e per lui l'episodio è terminato lì: "E' un ragazzo che è nato qui e che ha qualche problema".

Chi invece non ha perdonato sono stati carabinieri. Il 23enne ha passato due notti e un giorno in guardina e poi è stato portato dal giudice. Gli è stato assegnato un avvocato d'ufficio, il legale cremasco Vittorio Patrini: "Sono rimasto sconcertato per la richiesta del ragazzo - confessa - perché mi ero adoperato per fargli avere gli arresti domiciliari. In libertà sapevo che non sarebbe tornato: per lui pesava anche l'accoltellamento del 27 giugno e quando il giudice gli ha concesso i domiciliari, ho ritenuto di aver raggiunto il mio scopo. ma poi c'è stata la richiesta del mio assistito..."

E perché ha preferito il carcere?

"Mi ha detto che a casa ha problemi con il fratello e il padre e che preferisce stare in galera. Contento lui..."