
Crema, 07 luglio 2025
(Alex Corlazzoli) Anche quest’estate a Crema gli invisibili diventano visibili. Sono i “nostri” clochard o senza tetto come alcuni di loro preferiscono farsi chiamare da noi giornalisti: uomini per la maggior parte che i più attenti di noi conoscono. Li incontriamo all’Md, alla Stazione, al Parco di piazzale Rimembranze, qualche volta in centro. Sono una ventina: unità più, unità meno. Hanno dai venti ai sessant’anni ma la maggior parte è entrata negli “anta”.
Da qualche settimana molti di loro – almeno una quindicina – sono tornati sulle panchine della città. Il rifugio San Martino aperto per l’emergenza freddo ha chiuso: lì c’erano 18 posti letto. La Caritas con l’amministrazione ha scelto di garantire una realtà diversa con quattro posti aperta solo a chi aderisce a un progetto condiviso con Caritas.
E mentre tutti i giornali del mondo parlano di emergenza caldo a Crema il sindaco, l’assessore alle politiche sociali decidono – al fresco dei loro uffici condizionati - che non esiste per i più poveri un’emergenza climatica. La Federazione italiana organismi per le persone senza dimora (https://www.fiopsd.org/chi-siamo/) nel report 2024 spiega che “si muore d’estate e d’inverno”. Ma se non bastassero le parole ecco i dati: i mesi con più decessi lo scorso anno sono stati gennaio, agosto, luglio, dicembre.
A pagarne le conseguenze di queste scelte a Crema sono soprattutto i tossicodipendenti attivi che – per scelta – la Caritas nei mesi estivi preferisce non accogliere perché considerati troppo pericolosi, secondo quanto riportato nella Commissione politiche sociali dei giorni scorsi (alla quale ho partecipato da uditore). Per loro che non hanno una bolletta dell’acqua non sono accessibili nemmeno le fontane di Padania Acque (ho risolto personalmente il problema dopo averlo posto all’assessore). Per loro la sera non esiste nemmeno una scatoletta di tonno.
Continuo a non condividere queste scelte – pur comprendendo la complessità della gestione dei problemi delle persone – perché non esistono poveri di serie “A” o “B” o “C”. Come diceva don Lorenzo Milani, un ospedale non può che guarire i malati non chi sta bene.
I percorsi di cambiamento – auspicati da Caritas – delle persone non avvengono con i cambi stagionali.
La verità è che mentre si fanno gli ennesimi tavoli, commissioni, progetti, c’è gente che con l’emergenza caldo a Crema torna su una panchina.