Oggi è la giornata del gatto nero e noi ne abbiamo uno, in mezzo ad altri sette.
Si chiama Mattia (io però lo chiamo Gattonero). Mattia sta per Matusalemme. E' anziano ed è un sopravvissuto. Arriva da Porto Torres dove, qualche anno fa, ebbe la sfortuna di incontrare un'auto troppo vicino. Lasciato sul bordo della strada come morto, quando due ore più tardi vennero per portarlo via, lui emise un flebile gemito: Sono vivo.
La corsa in clinica, le lunghe cure, le operazioni, la sua storia e poi la nostra adozione, qui a Crema. Ricordo quando andammo a prenderlo in stazione a Milano. Ci ha guardato con i suoi occhi profondi, ci ha scrutano, conosciuto, deciso che gli andavamo bene.
Gattonero si è ambientato subito. Sta di solito in disparte e osserva. Qualche volta gioca, poche volte miagola, ma quando lo fa ti spezza il cuore. E' come se si ricordasse tutte le sofferenze passate per tornare a vivere.
Gattonero ti guarda nel profondo. Non è molto espansivo, far sentire la sua vicinanza.
Non sappiamo quanti anni ha: dodici, quattrordici? Non lo sappiamo. Gattonero ha un prisma (quello dei Pink floyd, dico io, nel sottopancia. E' l'unico punto che non è nero.
Gattonero per noi è il simboplo della forza e della fortuna. Ha incontrato un'auto troppo da vicino, ma ha vinto lui.
Gattonero porta fortuna, altro che sfortuna. La sua fortuna è la nostra fortuna, quella di averlo vicino a noi, con tanto affetto.