Crema News - Prendi la tua croce e seguimi Don Natale Grassi Scalvini

Cremasco, 15 settembre 2024

XXIV ordinaria B

 La Parola: ​​Is 50,5-9  Sal 114  Giac 2,14-18 Mc 8,27-35:

 Dal Vangelo secondo Marco ​​Mc 8,27-35

 In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Parola del Signore.

 

(Don Natale Grassi Scalvini) Anche in casa parrocchiale all’ora di cena ogni tanto seguiamo i quiz televisivi e capita a volte di rimanere delusi quando crediamo di aver trovato la risposta giusta e invece scopriamo che ci siamo andati solo vicino. Credo che anche Pietro, nel racconto evangelico di oggi, abbia provato la stessa delusione. Lui e gli altri apostoli non erano come la gente comune, spettatori dei miracoli di Gesù e attenti solo alla sua capacità di guarigioni straordinarie, incapaci di andare oltre le apparenze, fermandosi al massimo a qualche paragone con le figure eccezionali dei profeti, senza intravedere la novità straordinaria della persona di Gesù. Così quando gli apostoli confessano apertamente la realtà profonda e più importante di Gesù riconoscendolo come il Cristo, l’Unto del Signore, il Messia venuto sulla terra per la salvezza dell’uomo, pensano proprio di aver raggiunto il punto cruciale e di aver trovato la risposta giusta alla domanda del loro maestro.

Ecco invece che il tanto desiderato Messia si rivela subito come una novità sconvolgente e imprevista: non è venuto a dominare e a sistemare le cose ma… 

Capisco davvero il povero Pietro che non solo riceve la cocente delusione nell’ascoltare il percorso di sofferenza e morte del suo maestro e Signore, ma viene addirittura apostrofato con un termine che mai si sarebbe aspettato e soprattutto chiamato a seguire la stessa sorte dovendo accettare e portare la croce come condizione indispensabile per essere davvero suo discepolo. Davvero troppo in questo momento anche per Pietro che ci arriverà molto tempo dopo, passando non solo attraverso le incomprensioni ma anche il rinnegamento pubblico, per ben tre volte prima del canto del gallo, di quanto affermato quest’oggi.

Per quanto riguarda lo scandalo della croce noi siamo certamente più preparati e fortificati rispetto agli apostoli: noi già abbiamo ricevuto l’annuncio della risurrezione e quindi siamo certi che la sofferenza e la morte sono solo un passaggio, per raggiungere il destino di gloria eterna. Ugualmente non possiamo negare che la fede della maggior parte di noi cristiani è sempre debole e fragile, pronta a vedere prima le difficoltà e le incongruenze, sempre combattuta tra slanci generosi e momenti dubbiosi di fronte alle vicende liete e tristi della nostra vita. 

Anche per noi la prospettiva di dover accogliere e portare la nostra croce, ogni giorno, per poter essere degni seguaci di Gesù non è facile da capire, desiderando tutti di poter vivere in pace, tranquilli, senza problemi di salute o con le persone, sia quelle più vicine a noi, di casa nostra, come anche con tutti quelli che incontriamo ogni giorno sempre più diversi e con culture e comportamenti cui non siamo abituati.

Questo profondo desiderio di pace e serenità non deve essere negato, anzi proprio per arrivare ad avere un buon rapporto con Dio e con i fratelli diventa importante anche la capacità di soffrire e portare la propria croce sapendo che non possiamo avere tutto e subito senza un po’ di impegno e di sacrificio, rinunciando magari a volte ad alcuni nostri punti di vista per andare incontro all’altro e riconoscere i suoi bisogni e le sue ragioni. Le difficoltà probabilmente rimangono e non si risolvono con un generico vogliamoci bene tanto siamo tutti uguali, ma proprio attraverso le fatiche del rapporto quotidiano dobbiamo scoprire in noi e negli altri il segno dell’amore di Dio, pronti a manifestare la nostra fede nel Signore Gesù proprio attraverso le opere concrete del nostro amore verso tutti, anche quando ci costa e non ne riceviamo grandi ringraziamenti. Abbiamo un maestro e Signore davvero esigente ma con molta pazienza e costanza dobbiamo esercitare il nostro cuore e la nostra mente a concretizzare le nostre ottime intenzioni interiori con tante opere buone per i nostri fratelli.