Don Natale Grassi Scalvini
III Domenica Avvento A
La Parola: Is 35,1-6.8.10 Sal 145 Gc 5,7-10 Mt 11,2-11:
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 11,2-11
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: "Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via". In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
Parola del Signore.
(Don Natale Grassi Scalvini) Una delle qualità umane più desiderata e invocata da tutti, specialmente nel nostro tempo, è sicuramente quella della coerenza. Anche perché purtroppo notiamo tutti che non è certamente presente sempre e comunque nella nostra società, basti pensare al mondo politico o, peggio ancora, a quello dei miei colleghi giornalisti, dove troviamo davvero tanti che troppo in fretta, per convenienza o semplice ignoranza, passano da una idea all’altra dimenticandosi spesso ciò che avevano sostenuto con decisione fino a poco tempo prima.
Dobbiamo riconoscere invece che Giovanni il Battista di coerenza ne aveva davvero tanta, non solo perché per le sue idee è stato pronto anche a dare la vita pur di non sottomettersi al potere del suo tempo, ma anche perché non ha riguardo reverenziale neanche con Gesù. Domenica scorsa abbiamo sentito che chiedeva ai farisei dei segni, delle opere concrete, che testimoniassero il loro cammino di conversione. Anche oggi, di fronte a Gesù non gli chiede chi è, cosa insegna, qual è lo scopo della sua missione. Molto semplicemente e coerentemente si interessa e cerca quelle ‘opere’ che egli compie per confermare il suo messaggio e la sua pretesa di essere il Messia.
Anche Gesù sembra corrispondere a questa preoccupazione di Giovanni e conferma la sua giusta predicazione sulla venuta ormai prossima del regno dei cieli, sottolineando le opere concrete da lui compiute e che realizzano tutte le antiche profezie che riguardavano la venuta del Messia.
Da una parte quindi anche noi come Giovanni Battista siamo chiamati a guardare e conoscere le opere di Gesù per confermare la nostra fede in lui, e questo possiamo farlo con la lettura e l’ascolto del Vangelo e la partecipazione alla vita liturgica della comunità, ma poi soprattutto dobbiamo davvero sentirci chiamati personalmente e come Chiesa a rendere presente il regno di Dio con le nostre opere concrete.
Ovviamente noi non siamo chiamati a ripetere i segni prodigiosi che i profeti attribuivano al Messia e che Gesù effettivamente ha realizzato, ma ugualmente credo che vivere con coerenza la nostra fede compiendo gesti concreti di amore e solidarietà verso i fratelli in necessità, testimoniando senza paura la nostra fede e le tradizioni a cui siamo molto legati fin da bambini, sia un’opera di coraggio e in un mondo come il nostro quasi un segno miracoloso.
Noi siamo quelli che non cedono alle lusinghe del consumismo sfrenato e del divertimento obbligato a cui si assoggettano purtroppo anche tanti nostri conoscenti preoccupati solo di passare un bel Natale, pieno di tante cose belle e serene, ma incapaci di riconoscere la presenza del Signore che chiede di accoglierlo e quindi poi di seguirne l’insegnamento e l’esempio concreto di amore e carità.
Noi dobbiamo preoccuparci che il nostro Natale non sia solo bello ma che davvero lo si possa dire un Buon Natale, per tutti noi e le nostre famiglie, ricco di tanta gioia e segni belli della festa ma ancor più ricco delle nostre buone opere, quelle che il Signore si aspetta da noi ogni giorno, ma ancor di più in questo periodo così significativo anche del nostro cammino di fede. Non dobbiamo aspettarci un regno dei cieli che ci piombi addosso dall’alto sconvolgendo la nostra vita quotidiana ma certamente tocca a noi costruire un poco di questo regno sapendo che ora Gesù cammina, parla e agisce attraverso di noi e la nostra concreta testimonianza. La gioia della Santa Lucia ha già riempito le nostre case e i nostri piccoli, ora facciamo in modo che la gioia del buon Natale riempia il nostro cuore e le nostre opere.