Crema News - Farsi riconoscere Don Natale Grassi Scalvini in alta montagna

Cremasco,07 luglio 2024

XIV ordinaria B

 

La Parola: ​​Ez 2,2-5  Sal 122 2Cor 12,7-10 Mc 6,1-6:

 

Dal Vangelo secondo Marco ​​Mc 6,1-6

 

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando.

Parola del Signore.

 

(Don Natale Grassi Scalvini) La scorsa settimana ho perso in montagna il mio cellulare, caduto dalla tasca esterna dello zaino in un dirupo. Per fortuna è bastato acquistarne uno nuovo e ottenere poi dal gestore della rete una sim con lo stesso numero, per non dover cambiare tutti i contatti. La parte più difficile è stata quella di recuperare tutte le diverse password per essere riconosciuto dai vari servizi dei social e dei diversi allarmi e telecomandi istallati.

Come abbiamo letto invece nel vangelo di oggi per Gesù non è stato assolutamente un problema farsi riconoscere dai compaesani di Nazareth, anzi lo conoscevano così bene da non riuscire a intravedere, oltre l’aspetto umano, la sua vera identità messianica. Anch’io son rimasto stupito, ma non come Gesù, della loro incredulità, quanto piuttosto dallo stupore dello stesso Gesù. In effetti però anche lui subito si rende conto, e lo dice esplicitamente, che in realtà un profeta e addirittura il Messia, non può essere facilmente riconoscibile da chi ha avuto per anni una conoscenza e una frequentazione quotidiana con lui secondo modi e stili familiari. Credo che in vent’anni di lavoro insieme al padre Giuseppe nella rinomata falegnameria del paese, deve averne costruite di porte, sedie, tavoli e tanti altri oggetti in legno, presenti quasi certamente in tutte le case di Nazareth. Sinceramente comprendo bene la difficoltà degli amici d’infanzia a riconoscere in quell’uomo, con cui magari han giocato tante volte da giovani, il Figlio di Dio venuto sulla terra a salvare l’umanità intera.

Il problema vero è che adesso siamo noi quelli così familiari con Gesù, visto che lo conosciamo fin da bambini e che abbiamo con lui una lunga storia di ascolto e conoscenza della sua parola, da dover temere di non essere subito pronti a riconoscere la novità e la profondità della sua opera e del suo insegnamento di vita eterna.

Da una parte credo che dobbiamo essere contenti e riconoscenti per aver ricevuto la possibilità di frequentare il Signore fin dalla nostra più tenera età, ma ugualmente credo sia necessario ogni tanto risvegliare in noi il desiderio di riconoscerlo sempre di più come la vera guida della nostra vita, da invocare e ascoltare non solo quando ne sentiamo il bisogno o la voglia, come possono fare dei bambini nei confronti dei loro amici quando han bisogno di qualcuno con cui giocare, ma proprio come colui che solo può dare senso e valore a tutte le nostre opere. Rischiamo davvero di assopirci nell’abitudine, certi nella fede della sua presenza e della sua opera al punto da non sentirci più provocati dalla sua parola, che pure conosciamo bene ma che tendiamo sempre ad addomesticare secondo il nostro metro di giudizio e comprensione, facendola rientrare nei nostri schemi e nei nostri punti di vista.

In effetti ci comportiamo tante volte come gli amici di Nazareth pensando di saper già tutto di lui e di aver capito tutto al punto da non essere più capaci di stupore di fronte agli annunci delle meraviglie che lui compie per noi. La nostra società dell’avere tutto e subito, con un semplice clic del computer, ci suggerisce un comportamento superficiale anche nei confronti del nostro Dio, convinti di poterlo gestire noi a nostro piacimento perché rientri nei parametri della nostra mentalità comune. Non si tratta di diventare rivoluzionari e puntare alla distruzione di un mondo tanto lontano dal messaggio evangelico. Semplicemente siamo chiamati a riconoscere la bontà e il valore aggiunto che l’insegnamento del Signore Gesù può ancora dare anche al nostro mondo sempre più interconnesso e interculturale, dove rischiamo di perdere anche le cose belle della nostra tradizione religiosa se non ci impegniamo a ridare loro senso e valore riconoscendo il loro significato profondo senza fermarci agli aspetti più esteriori e folkloristici.

A noi spetta la fatica di approfondire sempre più la conoscenza del messaggio e dell’opera di Gesù per saperne valutare gli effetti positivi anche per quest’oggi e assumendoci la responsabilità concreta di servire il Signore con azioni e parole coerenti con la fede che abbiamo nel cuore ma sempre pronti ad assecondare le novità che lo Spirito suggerisce a noi e alla Chiesa tutta intera. Solo così potremo essere fedeli discepoli di Gesù per poter ricevere da lui ancora tanto bene e aiuto per affrontare la vita di ogni giorno.