Crema News - Dal sacrificio alla vittoria

Cremasco, 05 marzo 2023

Seconda Domenica di Quaresima La Parola: Gen 12,1-4 Sal 32 Dal Vangelo secondo Matteo

anno A

2Tm 1,8-10 Mt 17,1-9:

Mt 17,1-9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

Parola del Signore.


(Don Natale Grassi Scalvini) In settimana stavo riparando un mio vecchio faro teatrale e quando all’improvviso la lampada ha ripreso a funzionare con un bagliore da diecimila lumen mi ha letteralmente accecato. Probabilmente il prodigio luminoso cui hanno assistito i tre discepoli prediletti non mi avrebbe sconvolto più di tanto e la mia familiarità con casse acustiche di varia potenza renderebbe poco prodigiosa anche la voce proveniente dall’alto. Ma la differenza più significativa tra l’esperienza dei discepoli e la nostra, son sicuro che è l’ultima. Quando Gesù chiede loro di non dire nulla fin dopo la resurrezione, loro ubbidiscono. Noi non saremmo neanche scesi dal monte senza aver prima condiviso su istagram, tik tok o facebook, qualche foto o almeno la notizia di quanto appena vissuto. Il desiderio di silenzio di Gesù è invece facilmente comprensibile: lui sa che la pienezza e la forza della sua divinità si manifesta veramente solo dopo essere passato attraverso la passione e la morte in croce.

Diventa così davvero importante il racconto della trasfigurazione di Gesù perché comprendiamo che non è fine a se stesso, per ottenere consenso o fama, ma piuttosto per prepararci a vivere in piena consapevolezza anche gli avvenimenti della passione e morte del figlio di Dio. Proprio noi che già sappiamo come si completeranno gli eventi della Pasqua, dobbiamo saper tacere e fermarci in riflessione personale su questi fatti per non perdere in anticipo il senso profondo della offerta di tutta la vita che Gesù fa per noi. Siamo così attenti a cercare sempre il bello e il buono della vita che facciamo tanta fatica, sicuramente più ancora degli apostoli, ad accettare che la vittoria definitiva passi attraverso la fatica e il sacrificio di una vita spesa per gli altri.

E pensare che basterebbe sentire la testimonianza di qualche grande campione sportivo per comprendere come anche i successi più superficiali, legati a qualche disciplina sportiva, si guadagnano solo con allenamenti e rinunce quotidiane molto faticosi. Possibile che per guadagnare una amicizia così importante come quella di Gesù non siamo capaci di affrontare con decisione qualche impegno di preghiera o di carità verso i fratelli costruendoci così una solida capacità umana di servizio e offerta della vita per il bene di tutti?

Non possiamo accontentarci di cercare effetti speciali, piuttosto impegniamoci a far sì che la nostra vita quotidiana diventi davvero una occasione concreta per stare con Gesù, riconoscerlo presente nei fratelli toccati dal dolore o dalla sofferenza, mostrandoci capaci di dare a tutti un poco del nostro tempo e del nostro amore come farebbe anche Gesù proprio qui e adesso.

Ascoltare la voce del Padre comporta per tutti noi una seria decisione di seguire Gesù, magari anche sul monte della trasfigurazione per diventare luce del mondo, ma sapendo bene che la strada per arrivarci passa necessariamente per la fatica e il sacrificio quotidiano del servizio, sapendo rinunciare a qualcosa delle tante ricchezze e soddisfazioni materiali che il nostro mondo dell’opulenza ci offre continuamente. Liberiamoci dei legami da schiavi cui la nostra società dei consumi ci sta pian piano abituando per ritrovare la capacità di servirci delle cose per il bene nostro e dei fratelli attraverso una condivisione effettiva e affettiva, sempre più disponibile alla crescita del bene di tutti attraverso lo sviluppo del regno di Dio su questa terra


Nella foto, don Natale Grassi Scalvini