Crema News - Crema - Fermare e formare Agnodice, la prima donna medico

Crema, 22 novembre 2024 

C’è una forza silenziosa che attraversa i secoli, un’energia che nasce dalla passione per la conoscenza. È la forza delle donne che ha osato sfidare i confini imposti dalla storia, trasformando la scienza e la cura in una missione universale.

Le prime luci di questo scintillìo brillano già nell’antichità: Agnodice, figura leggendaria dell’antica Grecia, incarna la determinazione e il coraggio delle donne che lottano contro le barriere imposte dalla società. In un’epoca in cui alle donne era proibito praticare la medicina, Agnodice scelse di travestirsi da uomo per studiare e diventare medico. Una volta scoperta, fu perseguitata e processata, colpevole soltanto di aver esercitato una professione riservata agli uomini. Ma Agnodice non si piegò, la sua determinazione non vacillò e il suo coraggio divenne un grido di sfida contro l’ingiustizia. Più tardi, altre donne seguirono il suo esempio, portando luce nei momenti più bui dell’umanità. Marie Curie, pioniera nello studio della radioattività, non si limitò alla ricerca scientifica, andrò oltre, valicando confini inimmaginabili per la sua epoca. Durante la Prima Guerra Mondiale portò direttamente sul campo di battaglia apparecchiature a raggi X in grado di localizzare proiettili, schegge e fratture nei corpi dei soldati riducendo significativamente la mortalità tra i feriti. Con la sua determinazione, illuminò non solo la materia dei corpi sulla terra, ma anche il futuro della medicina in una missione senza tempo. Più modernamente, come non ricordare Rita Levi-Montalcini che, nella solitudine di un laboratorio nascosto dalle persecuzioni razziali, scoprì le chiavi per comprendere i segreti del sistema nervoso. Il suo lavoro dimostrò che anche dalle circostanze più avverse possono emergere la forza e il genio migliori.

Questa eredità vive ancora oggi nelle donne che, con la stessa forza, affrontano le sfide di un mondo ancora segnato dalla violenza. 

Nei luoghi dove infuria la guerra, , le donne non solo resistono, ma curano, proteggono, educano. In ospedali trasformati in macerie, sotto il rombo delle bombe, le loro mani non smettono di accarezzare la vita, di ricucire ferite, di donare speranza.

La guerra moderna non conosce confini e spesso è il corpo delle donne a diventare un campo di battaglia. Violenza fisica ma anche psicologica, arma invisibile che ferisce senza fare rumore. 

In occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, emerge l’importanza di preparare il personale sanitario , cioè' di ogni persona che ,per sua natura, si occupa della cura e del benessere della persona , ad affrontare un problema profondamente radicato: la violenza domestica. 

Gli ospedali e le strutture sanitarie sono molte volte il primo luogo in cui le vittime cercano aiuto, rendendo essenziale che medici, infermieri esanitari tutti siano formati per riconoscere i segnali di abuso e offrire un’accoglienza sicura ed empatica.

"Minimizzare, negare, naturalizzare la violenza può accadere sia ai protagonisti, sia a chi vi assiste, sia a chi ne viene a conoscenza e tra questi non sono esclusi gli operatori, quando non sono preparati ade accogliere questa complessità"

Progetti come VIPROM (Victim Protection in Medicine), finanziato dall’Unione Europea e attivo in cinque Paesi, con unico partner in Italia di 

Associazione Italiana Donne Medico ,rappresentano un passo concreto in questa direzione. Grazie a una piattaforma formativa multilingue e moduli specifici, VIPROM mira a fornire strumenti e conoscenze per migliorare l’approccio alle vittime di violenza domestica. La formazione, iniziata nel 2024, prevede corsi in presenza, webinar e sessioni dedicate ai formatori, creando una rete a cascata di professionisti capaci di intervenire con competenza.

In un giorno come questo, è importante sottolineare che combattere la violenza significa anche costruire presidi di accoglienza dove la cura non si limita al corpo, ma si estende alla dignità e alla rinascita delle donne. , . Occuparsi di violenza significa confrontarsi con un modello di società che vogliamo per noi e i ns figli.

La sanità, con il giusto supporto, può essere un faro di speranza per chi è intrappolato nella spirale della violenza., per riappropriarsi di un futuro da vivere in serenità 

Modificarel'ottica con cui intervenire comincia dal basso creando laddove non ci siano già ,spazi protetti , all'interno degli ospedali , per accogliere le vittime di violenza e formare gli operatori.

Oggi ricordiamo queste donne con parole che siano degne della loro forza; e ancora oggi abbiamo il dovere di agire, garantendo loro il rispetto e la sicurezza che meritano. Dalle macerie belliche agli ospedali di ogni paese, il loro esempio ci chiama a costruire un mondo in cui la cura non sia più una battaglia, ma un diritto inalienabile. 

Perché ogni donna che si dedica al mondo, in tempi di pace o di guerra, ci dimostra che la vita è sempre più potente della violenza.

Le Donne Medico della sezione AIDM di Crema 

Antonia Carlino , ,Santina Sesti ,Lidia Cicuttini,Luisella Manzoni ,Tiziana Guadagnini, Lia De Giuseppe i , Loredana Abate ,Cristina Taverna ,Anna Firmi ,Rosina Paletta , Daniela Tiziana Maggi,Valeria Ogliari ,Giovanna Stellato , Roberta Serra ,Eleonora Aiolfi,Piera Venturelli, Silvia Severgnini , Ambra Sangiovanni ,AnnaMaria Somenzi , Anna Mancastroppa , Benedetta Ghidini , Elena Vedrietti, Dragoni Rossella , Villani Paola , Calzi Elena , 

Paola Persico,DeAstis Luisa Giuseppina Meglio,Anna Fiorentini, Carla Barbiconi,

Luisa Vinciguerra, Veronica Ambrosini.