
VI Domenica ordinaria C
La Parola: Ger 17,5-8 Sal 1 1Cor 15,12.16-20 Lc 6,17.20-26
Dal Vangelo secondo LucaLc 6,17.20-26
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone. Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
Parola del Signore.
(Don Natale Grassi Scalvini) Abbiamo ripreso martedì scorso i Cineforum del Centro Culturale diocesano con il bel film ‘Vermiglio’. Molti l’hanno accostato a un altro grande film, L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi. A me invece ha ricordato un’altra opera di Olmi realizzata proprio all’inizio della sua carriera: Il tempo si è fermato. A parte il paesaggio e la vicinanza dei luoghi delle riprese, le montagne innevate di qua e di là dal passo del Tonale, ho trovato una grande similitudine nel tema del rapporto tra quello che si faceva in passato e la speranza e novità che ci aspettiamo per il futuro. Anche Gesù oggi, con la proclamazione delle Beatitudini, insiste sulla differenza tra un oggi, che può essere di gioia o di dolore e un futuro che invece sarà completamente diverso, addirittura l’opposto.
Per quanto riguarda la prima parte, le beatitudini, in realtà il nostro divin Maestro viene incontro a uno dei desideri più grandi dell’uomo di ogni tempo: cambiare la propria situazione di fatica, dolore e tristezza. Similmente nella seconda parte, quella dei guai, sembra ben consapevole che tutti noi abbiamo una tremenda paura di perdere il benessere e la gioia di cui possiamo godere nella nostra vita. Insomma, oggi come allora le parole di Gesù toccano due dei sentimenti più profondi e radicati dell’uomo: da una parte il desiderio, il fascino di un futuro di riscatto e superamento della sofferenza e dall’altra un drammatico timore di perdere il benessere che abbiamo già ottenuto. Poiché da una veloce analisi della nostra concreta situazione attuale che, pur tra luci e ombre, si presenta fondamentalmente positiva se paragonata alla maggior parte dell’umanità, credo che oggi la parola del Verbo di Dio diventi per noi occasione di riflessione e consapevolezza che probabilmente dovremmo essere quelli più spaventati e richiamati alle proprie responsabilità. Noi abbiamo già ricevuto tanto dal Signore e quindi se non vogliamo rischiare di perdere tutto il bene a noi elargito da Dio dobbiamo al più presto sentirci chiamati a un impegno concreto di condivisione con quanti hanno ricevuto meno per poter insieme camminare verso la pienezza del regno di Dio. Quando sentiamo parlare delle centinaia di migliaia di povere persone che vivono nella speranza di poter venire da noi per migliorare il benessere loro e delle loro famiglie il primo pensiero è certamente una specie di paura irrazionale di perdere quel poco di benessere che noi e i nostri padri ci siamo procurati con impegno e a volte anche con sacrificio.
Non si tratta certo di rientrare noi nella povertà per permettere gioia e tranquillità ad altri, ma molto semplicemente dobbiamo sentirci chiamati a dare una mano per aiutare molti a superare le povertà che umiliano tanti esseri umani. Infatti anche se la prima necessità o richiesta può essere quella di ricevere beni materiali e soldi siamo consapevoli infatti che le povertà son davvero tante, a partire da quella culturale, ma anche di sicurezza, di pace, di giustizia e anche di beni spirituali e religiosi.
La parola di Gesù non vuole spaventarci con la paura di perdere tutto ma piuttosto vuole incoraggiarci a raggiungere la pienezza della beatitudine condividendo un po’ di più il bene che abbiamo ricevuto. In un mondo in cui il mito dell’accumulo e della ricchezza oltre ogni limite umanamente accettabile, che supera cifre che neanche riusciamo ad immaginare, pensate che con un miliardo di passi ho calcolato che io potrei fare per diciotto volte il giro del mondo all’equatore, almeno noi fedeli seguaci di Cristo dobbiamo saper valutare i beni materiali di questa terra in una prospettiva più ampia e più alta. Dobbiamo imparare e poi testimoniare che le ricchezze terrestri devono aiutarci a guadagnare i beni eterni, la piena felicità che consiste nella consapevolezza di essere amati dal Signore e da lui accompagnati, attraverso anche le vicissitudini di questa vita, a giungere un giorno alla comunione piena con lui e con tutti i nostri fratelli nel regno eterno che lui ci ha preparato.