Crema, 27 maggio 2024

( Annalisa Andreini) L’apparizione della Madonna di Caravaggio a Giannetta è da sempre molto sentita nel nostro territorio. Correva l’anno 1432: il 26 maggio alle ore 17. 

E così ieri tanti fedeli cremaschi si sono recati in visita al Santuario di Santa Maria del Fonte, un grande complesso monumentale che sorge al termine del lungo suggestivo viale.

Anche quest’anno è continuata con grande costanza per tutto il mese di maggio l’amata tradizione dei pellegrinaggi comunitari da tutti i paesi della diocesi cremasca verso il santuario mariano.

La storia racconta che la giovane contadina Giannetta de Vacchi, tremante e col cuore pieno di paura, dopo aver visto la Madonna con un manto celeste e una corona di raggi d’oro, aveva mostrato alla popolazione caravaggina la fonte miracolosa che era sgorgata nel Mazzolengo, una pianura erbosa e vasta vicino al borgo di Caravaggio, nel punto in cui la donna aveva posato i piedi. Proprio lì era nato uno zampillo di acqua cristallina che sarebbe poi diventata la fonte tanto amata dai caravaggini e dai pellegrini: il Sacro Speco decorato con mosaici e opere d’arte. 

E, a chi non credeva al suo racconto, Giannetta mostrava un ramo secco che, in mome della Madonna, si ricopriva di fiori meravigliosi. 

Da quel giorno la giovane iniziò un lungo viaggio per tutta Europa diffondendo parole e messaggi di pace e di amore verso il prossimo.

I miracoli a Caravaggio, intanto, si moltiplicavano: chi si lavava alla fonte con spirito di fede guariva. 

I racconti, tra verità, leggende, curiosità, fede religiosa, commozione sono davvero tanti.

Di molti sono protagonisti i malati, come dimostrano i tanti cuori votivi( ex voto) che tappezzano le pareti interne della basilica. Si racconta per esempio che Carletta di Grosotto per 16 mesi aveva sofferto di forti dolori( una sciatica, terribili convulsioni e difficoltà a parlare) ma dopo essere stata immersa nell’acqua guarì. 

Tanti anche i casi particolari come quello di un noto dottore di Milano, condannato a morire sulla forca proprio il giorno dell’apparizione, che si era raccomandato alla Beata Vergine Maria e si era salvato. E poi ancora un uomo, a cui erano stati cavati gli occhi, li aveva riacquistati immergendo la testa nel Sacro Fonte. Un altro uomo invece, mentre stava pregando, fu colpito da un fulmine e restò illeso e il vicino che pregava accanto a lui aveva piantato un ramo secco nel punto toccato dal fulmine che fiorì dopo pochi giorni.

Un racconto curioso: voci popolari tramandavano che i trevigliesi prendevano spesso in giro i caravaggini per la celebrazione della Festa dell’Apparizione finchè il 26 maggio 1492, durante il sessantesimo anniversario dell’apparizione, un forte temporale allagò la città di Treviglio.

Nel tempo il Santuario è sempre stato un punto di riferimento religioso importante. Un valore simbolico non solo per Caravaggio e Misano Gera d’Adda( il paese limitrofo) ma anche per il territorio cremasco. Un luogo non solo di devozione ma anche di pace, di serenità, in cui raccogliere le forze e i pensieri e un luogo aggregativo per le comunità. 

Un posto del cuore.

E tanti cremaschi hanno il proprio racconto del cuore legato alla Madonna di Caravaggio.