Chieve, 14 aprile 2022
Fine. La Cassazione ha chiuso definitivamente la vicenda che ha visto come protagonisti l'imprenditore Antonio Silvani, reo di estorsione nei confronti di alcuni clienti ai quali aveva fornito infissi facendosi pagare in nero e poi, dopo dieci anni, aveva emesso fatture e preteso un nuovo pagamento. Ieri la Cassazione ha emesso la sentenza definitiva, respingendo il ricorso e ha condannato Antonio Silvani a quattro, otto mesi e venti giorni di prigione e alle spese sostenute dalla parte civile, rappresentata dall'avvocato Antonino Andronico, definite in 4500 euro. La vicenda aveva preso piede nei primi anni 2000 quando l'imprenditore si era rivolto all'avvocato Angelo Branchi, architettando l'estorsione nei confronti dei suoi clienti, alcuni dei quali avevano pagato i lavori tutto o in parte in nero e contando sul fatto che dopo dieci anni le banche non conservano più le tracce dei movimenti. Il piano dell'imprenditore era stato scoperto quando alcuni clienti avevano presentato denuncia, rompendo il muro di silenzio. Silvani, trascinato in tribunale, aveva scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, che gli ha concesso la diminuzione della pena di un terzo ed è stato riconosciuto colpevole in tutti i gradi di giudizio. Nel suo piano era stato sostenuto dall'avvocato Angelo Branchi, anche lui denunciato. L'avvocato ha però scelto di essere giudicato con il rito ordinario ed è stato condannato a Cremona a sette anni e un mese di reclusione, mentre in appello a Brescia, il mese scorso, la condanna è stata ribadita, ma diminuita di un mese. I suoi legali attendono il deposito della sentenza per ricorrere in Cassazione.
Nella foto, l'avvocato di parte civile Antonio Andronico e l'aula della Cassazione